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Li paradossi de l'Ippocrisìa

Aggiornato il 06/07/2023 08:00 
 

Questo componimento poetico verso l'Unione Italiana Ciechi fu scritto dall'amico Giuseppe Bellistrì nel 2006. Lo ripubblico oggi dopo diciott'anni dalla sua stesura, a testimonianza del sentimento verso la vita associativa dentro l'Associazione di allora.


Cerco da sempre di dare a tutti una mano, per sentirmi in coscienza un buon Italiano, e che importa saper di dove io sia, beccateve invece li paradossi de l'ippocrisìa.

No, no, nu me so sbagliato a scriver le due ppi, e che c'è ne tanta: trotterellante da così a così. Vedrò d'esser più chiaro e trasparente per farvi capir tanto oppure forse niente.

_L'IPPOCRISÌA all'Unione italiana ciechi è galoppante in TALUNI dei propri componenti; tra le poltrone calamitate, le tante beghe e di ALCUNI li comportamenti “biechi”, che contamina “i soci”, i funzionari e i dirigenti.

Sti tre ho più pensieri che esprimerò in dettaglio, son veri oggi come ieri e dirvelo voglio.

Ohu spero proprio che non si offenda nessuno, che nessuno si risenta o si ravvisi; anzi, al contrario che tra gli ippocriti almeno qualcuno possa dar spazio a veri ed ampi sorrisi.

Certo, er primo pensiero per chi scrive deve da annà per il nostro grande Presidente, Tommaso lui è divo tra le dive, gliè tocca e come non gliè se po' dì niente.

Son tanti anni che st'organizzazione va avanti senza cedimenti, 86 per la precisione,la vera casa di tutti i non vedenti.

Da Aurelio Nicolodi a Paolo Bentivoglio, dal grande Giuseppe Fucà al nostro Tommaso Daniele, ogni 4 anni se fa ormai lo spoglio col vento in poppa e si và a gonfie vele.

Fra le 20 regioni della nostra Italia penso che la più organizzata sia la Sicilia, con l'avvocato, il Presidente regionale, carismatico dall'esperienza più che trentennale, ma peccato che in un mare de quattrini,ogni tanto li sprechino per fà troppi casini.

E m'assale un senso d'amarezza, quando penso di alcuni la pochezza; stò a parlà de certi dirigenti che vanno proprio contro i non vedenti.

Altro che famiglia, armonia e professionalità; in alcune sezioni c'è stà er parapiglia dei chi“comanna” e la complicità.

Ci stanno sezioni accondiscendenti feudi sicuri di molti dirigenti; in altre invece c'è un grande fermento, chissà se equivale ad un vero cambiamento?

PIGLIAMO AD ESEMPIO Tirrenia, la casa vacanze dedicata al grande Giuseppe Fucà. Ce se dovrebbe annà pe rilassasse, pe sta in allegria e, non certamente per doversi arrabbiàr.

All'Unione a volte è tutto paradossale ed è questa contraddizione che provoca il vero male.

Ci stanno poltrone nella stanza dei bottoni da sempre “prenotate” dai soliti “volponi”.

E tra un'elezione scontata e la sempre dilagante invidia e gelosia, da mò che “cavalca la grande ippocrisìa”. È chiaro ovviamente che sto mio scritto, non può getare ombre sul passato, i sacrifici e le conquiste per un giusto Diritto, quelli vanno ad onor di chi ha lottato. E cosa dire delle ultime comquiste, raggiunte da fieri condottieri, l'essere grati si esprime nelle liste, val tanto oggi, come lo valeva ieri.

Farebbero bene certe persone ad essere più umili, più vere, più buone.

Ed ora consentitemi tra il serio ed il faceto, di sciorinarvi subito un po' dell'alfabeto.

Dello Statuto è l'undici l'articolo in questione, vi porto a conoscenza degli organi dell'Unione.

Alla “A”cè stà er congresso. Alla “B” il Presidente sempre lo stesso; bhè! Se volete il mio punto di Vista, Tommaso merita perché è l'unico della lista. Alla “C” il consiglio nazionale, si abbina alla “D” della direzione nazionale. Alla “E” ufficio di presidenza, della “F” del collegio dei probiviri non può far senza. Alla “G” i sindaci col collegio nazionale fa rima con la ”H” del Presidente regionale. Alla “I” del consiglio regionale la “J” gliè fa da contraltare con un ufficio di presidenza chespesso funziona proprio male. La “K” dei sindaci del consiglio regionale, sovrasta maestosa la “L” dell'assemblea della sezione provinciale. Alla “M” il Presidente sezionale dirige la “N” del consiglio provinciale. La “O” dell'ufficio di presidenza, svuotato di ogni potere, s'imbatte nella “P” del collegio dei sindaci che tutto devono controllare. Alla “Q” l'assemblea dei quadri dirigenti nazionali fa il paio con la “R” dell'assemblea dei quadri regionali.

Ma io aggiungerei a stà elencazione le successive lettere mancanti, per completare gli organi dell'Unione e fare felice così proprio tutti quanti.

Alla “S” ad esempio metterei i dipendenti, “spina dorsale” di questa struttura. Peccato che alcuni a volte si trasformino in dirigenti, da mandar giù è veramente dura. Alla “T” i tanti volontari sono loro gli ultimi arrivati, quanti tra loro gli angeli e quanti i mercenari, chi sono i veri fortunati? Alla “U” metterei i diversi comitati, alla “V” le varie commissioni, per finire alla “Z” privilegio i soci che rompono ma che son da tenersempre buoni.

Nei vostri ruoli istituzionali incontrate tante autorità; non per questo si è persone speciali vè tocca farlo con la dovuta umiltà.

Me sembra de stà al Ministero, quando entro all'interno di una sezione. Mi chiedo quale sia l'obbiettivo vero per chi comanda in questa Associazione.

Ed ora non venga fuori nessun censore che possa privà de stò mio scritto l'amica mia lettrice l'amico mio lettore. Anzi ve dico che ciò tanta di quell'amarezza nel core che spero mi perdonerete per tutto quello che ho detto con sincerità.

Nun è più questa l'Unione in cui affidamme, dei ragazzini ciechi e delle mamme, dei molti anziani e dei lavoratori, dei giovani delusi dentro i cuori.

Che fine ha fatto l'UIC della famiglia, del padre o figlio cieco o madre o figlia, l'Unione dei convegni e del congresso delle grandi rimpatriate sempre lo stesso. .

L'Unione quella si esiste ancora, ma quando si cambia quand'è che giunge l'ora?

Me fa male pensà al socio tradito da una politica de contraddizioni va avanti l'interesse del “partito” in barba alle esigenze e alle emozioni.

Potrei continuare per ore intere a lamentarmi o a dir la verità, spero di legger anch'io in Braille sul Corriere. Saluti a tutti ve voglio bene e mevorrete perdonà.

Non scervellatevi a scoprir chi io sia veramente, sappiate solo che sono un fiero non vedente, un cieco vero con tanta dignità e penso che a nessuno gliè dovrebbe mancà.

Ciao amico Presidente, ciao anche a te consigliere Donchisciotte. Ricostruiamolo questo nostro ente, ma in assemblea non facciamo a botte.

Può essere un sintomo normale l'accanimento tra i soci nelle liste, ci sia un autentico impegno di chi opera nel Sociale, sarebbe un cambiamento meno triste. Però di una cosa sono sicuro cavarmela tra invidia e gelosia, in tutta coscienza, ho lavorato duro tra li paradossi dell'ippocrisìa.

Ma dai, a questo punto me voglio firmà così, un grande abbraccio a tutti da

Giuseppe Bellistrì