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Istituti per ciechi: Obbedienza come strumento di controllo nella società moderna

Aggiornato il 04/04/2024 08:00 
 

«Winston, come fa un Uomo a esercitare il potere su un altro Uomo?».

Winston rifletté. «Facendolo soffrire» rispose.

«Bravo, facendolo soffrire. Non è sufficiente che ci obbedisca. Se non soffre, come facciamo a essere certi che non obbedisca alla nostra volontà ma alla sua?»

Lo scambio è tra O'Brien eWinston, due personaggi del Romanzo 1984 di George Orwell. Proprio questo breve scambio di parole mi porta a una riflessione sulla sofferenza e sulla disciplina, anche in riferimento alle origini educative delle persone con disabilità visiva, processo di inserimento nel nuovo modello di società cominciato alla fine del diciottesimo secolo con i primi istituti.

O'Brien è un membro della Polizia del pensiero (Psicopolizia). Ai fini della mia analisi non è importante l'inganno perpetrato da O'Brien nei confronti di Winston Smith. Invece è importante il compito che ha O'Brien: trovare i dissidenti del pensiero unico (criminali del pensiero), fingendo di stare dalla loro parte. Oggi O'Brien sarebbe definito Gatekeeper, cioè una persona che attraverso l'inganno si schiera a favore di una causa con l'obiettivo nascosto di farla fallire o di servire la parte opposta. Di O'Brien sono interessanti alcune parole chiave: sofferenza, obbedienza e volontà.

È risaputo che 1984 è una riproposizione in chiave moderna del Panopticon di Jeremy Bentham. La teorizzazione di questo modello di "carcere" risale al 1791, proprio l'epoca in cui la società come la conosciamo oggi non esisteva, ma cominciava a trasformare la propria struttura. Il Panopticon è il carcere in cui un unico sorvegliante controlla i soggetti imprigionati senza che questi se ne accorgano. Estendendo e addolcendo il concetto di prigione, possiamo dire che la società ideale per chi detiene il Potere e quella in cui i soggetti che la costituiscono sono controllati senza permettere loro di capire se lo siano o no.

La società non è un dato oggettivo e immutabile, ma il risultato di una costruzione Sociale che si basa sulle interpretazioni e le interazioni degli esseri umani. È tipico delle società produrre il loro stesso Ambiente ed essere trasformate dall'Ambiente che trasformano. Questa costruzione si è modificata nel corso della Storia, in relazione ai mutamenti economici, politici e culturali delle diverse epoche. In particolare, la società moderna ha subito una profonda trasformazione a partire dalla Prima rivoluzione industriale, cioè dal diciottesimo secolo, quando si è affermato un nuovo modello di organizzazione Sociale basato sul Lavoro salariato, sulla produzione di massa e sulla razionalizzazione dei processi. Questo modello ha richiesto una formazione e una disciplina degli individui che li rendesse adatti al sistema produttivo e alla vita Civile. La società nascente ha quindi esercitato una funzione di normalizzazione e disciplinamento degli esseri umani, attraverso l'imposizione di regole, orari, programmi e valutazioni che hanno modellato le loro identità e le loro competenze. Questo processo di assoggettamento non è stato però sempre violento o coercitivo, ma spesso dolce e consensuale, basato sull'interiorizzazione dei valori e delle norme sociali da parte degli individui.

Nel diciottesimo secolo, la società subisce una profonda trasformazione a causa del boom dell'economia di tipo industriale, che richiede una maggiore produzione di beni e servizi. Per favorire lo sviluppo economico voluto dall'ordine mercantile, che controlla il commercio internazionale e i servizi finanziari, la società ha bisogno di stabilire delle regole ben codificate e di formare degli individui che le rispettino, adattandosi al nuovo modello di organizzazione. Questo modello si differenzia da quello precedente, in cui il mercato era locale e limitato, capace di soddisfare i piccoli bisogni delle comunità rurali, basate sull'agricoltura e sull'artigianato. Nel diciottesimo secolo, molti individui migrano nei grandi centri di produzione, in cerca di libertà e Benessere, ma anche di nuove opportunità e sfide. Questa migrazione provoca uno spopolamento delle campagne e un inurbamento delle città, dove nascono le prime fabbriche e le prime classi sociali moderne: la borghesia industriale e il proletariato urbano.

Il sistema industriale nascente si serve di questi individui per industrializzare la produzione di oggetti in serie, utilizzando nuove macchine e fonti di energia. Questo permette di soddisfare in un'economia circolare la crescente richiesta di beni e servizi da parte dei consumatori, sia interni che esterni al paese. Nel frattempo, i piccoli commercianti cominciano a trasformarsi in sempre più grandi aziende industriali, che investono i loro capitali nell'Innovazione tecnologica e nella conquista di nuovi mercati.

Per osservare con distanza lo sviluppo di queste dinamiche industriali e sociali dobbiamo arrivare al ventesimo secolo, quando lo Stato consolida la propria struttura Sociale. Lo Stato non solo ha la funzione di esercitare la coercizione e mantenere l'ordine, ma anche quella di stabilire e riprodurre il consenso. Si può considerare lo Stato come l'espressione organizzata della società. Infatti uno Stato definisce tutte le forme codificate e legittime di vita Sociale, attraverso le sue istituzioni chiamate a esercitare tanto meglio il controllo quanto più forniscono servizi. Ma tornando alle dinamiche sociali della prima età moderna, intendo delineare perché gli istituti per ciechi della fine del diciottesimo secolo furono la diretta e naturale conseguenza della rivoluzione industriale e della società nascente di allora, non identificando tutto ciò soltanto nella solidarietà e nella bontà cattolica di qualche benefattore, ma nella volontà tacita del potere costituito di disciplinare la marginalità e codificare tutti quei comportamenti che vengono dalla società considerati irregolari e fuori norma.

I mendicanti e vagabondi di allora erano individui da introdurre nella società mediante una disciplina dolce, cioè mediante l'Educazione anche attraverso gli istituti. È indubbio che un'Educazione specializzata, per quanto sperimentale potesse essere allora, consentiva ai giovani ciechi di sollevare la loro condizione marginale e dare loro una speranza di vita in più, e ciò non era fatto solo per il loro interesse, ma per cercare di dare una soluzione al problema Sociale crescente della marginalità priva di controllo e dedita al Crimine per questioni di sopravvivenza. Il vagabondaggio era perseguito per Legge e dalla società Civile considerato vivaio di ladri e di assassini che vivevano in mezzo alla società senza esserne membri. Essere membri della società Civile era un principio morale da onorare e rispettare, e i ciechi privi di controllo e Educazione apposita ne restavano esclusi.

Penso che attraverso la sofferenza il potere causi soprattutto ribellione, e il Romanzo 1984 ne racconta proprio questa dinamica. L'Educazione attraverso la sofferenza era una modalità di formazione del Carattere e di trasmissione dei valori tipica dei sistemi sociali precedenti, basata sull'idea che il dolore fosse una prova necessaria per il raggiungimento della maturità e della virtù. Questa concezione "pedagogica" è stata messa in discussione da diverse correnti di pensiero che hanno evidenziato i limiti e i rischi di una visione della sofferenza come strumento educativo. Invece, come scrive Michel Foucault, il potere esercita il suo controllo attraverso la disciplina. Se prima della società moderna la disciplina veniva esercitata in forma dura, nella nuova organizzazione di società viene applicata in forma dolce.

La disciplina dura era quella che si basava sulla Violenza Fisica e sulla punizione pubblica, tipica delle monarchie, in cui il potere si manifestava attraverso il supplizio e la morte dei trasgressori. Questa forma di disciplina aveva lo scopo di intimidire e dissuadere gli individui dal commettere crimini, ma anche di affermare la forza e la legittimità del sovrano. Invece, la disciplina dolce è quella che si basa sulla sorveglianza e sulla normalizzazione, tipica delle società moderne, in cui il potere si manifesta attraverso l'isolamento e la correzione dei devianti. Questa forma di disciplina ha lo scopo di formare e assoggettare gli individui alle regole e ai valori della società, ma anche di rendere più efficiente e produttivo il loro comportamento. Foucault sostiene che la disciplina dolce sia più efficace e pericolosa della disciplina dura, perché agisce non solo sui corpi ma anche sulle menti degli individui, inducendoli a interiorizzare i meccanismi di controllo e a conformarsi agli standard imposti dalla società. Inoltre, egli mostra come la disciplina dolce non si limiti alle istituzioni punitive come la prigione, ma si estenda ad altre istituzioni come la Scuola, la Fabbrica, l'esercito, il manicomio ecc., che hanno tutte in comune la funzione di sorvegliare, classificare, esaminare e correggere.

Due istituzioni che hanno esercitato la disciplina dolce, e continuano a farlo, cioè la formazione e l'assoggettamento degli individui alla società industriale, sono state la Scuola e la Chiesa. Queste due istituzioni hanno esercitato una funzione educativa e normativa, trasmettendo ai cittadini i valori e le regole della società in cui vivevano. La Scuola ha assunto il ruolo di agenzia di formazione del capitale culturale attraverso una disciplina dolce, trasmettendo agli individui le conoscenze e le competenze indispensabili per partecipare al sistema produttivo e alla vita pubblica. La Scuola ha anche diffuso l'idea di progresso e di razionalità, tipica della cultura illuminista e borghese. Ha quindi contribuito a formare una classe di lavoratori qualificati e obbedienti, nonché a serializzare, omologare e legittimare la loro cultura, ma anche di cittadini consapevoli e partecipi, creando un senso di appartenenza. La Chiesa ha esercitato il ruolo di formatrice morale e spirituale, trasmettendo agli individui i principi e i doveri della religione cristiana. La Chiesa ha anche offerto agli individui una fonte di consolazione e di speranza, in un contesto Sociale spesso difficile e ingiusto. Ha quindi contribuito a mantenere l'ordine Sociale e a prevenire le rivolte popolari, ma anche a promuovere la carità e la solidarietà verso i più bisognosi.

Tutta una serie di istituzioni hanno ragioni proprie senza avere la ragione per principio, sono il prodotto di una pluralità di intenzioni niente affatto consapevoli dei loro vincoli, esterni e interni, ma non per questo casuali. Questa analisi esplora proprio le dinamiche complesse degli istituti, che sfuggono alla logica formale. Gli istituti per ciechi furono una parte fondamentale del processo di normalizzazione ed Educazione che si diffuse nell'Europa del diciannovesimo secolo. In un'epoca in cui la disabilità veniva Vista come un segno di inferiorità e la presunta inferiorità veniva spesso attribuita a ragioni morali, gli istituti erano finalizzati a fornire un'Istruzione e una formazione professionale agli individui con disabilità visiva. Questo processo di Educazione aveva come obiettivo la normalizzazione di queste persone, cioè la loro assimilazione nella società attraverso l'Acquisizione di comportamenti e abitudini considerati adeguati. Nonostante questi processi sociali non fossero scientificamente organizzati, il Braille rappresentò lo strumento ideale per i giovani ciechi di allora, individui che spesso vivevano ai margini della società e che erano ritenuti soggetti inferiori. Una delle cose essenziali che fino ad allora mancava era un sistema di Scrittura a loro Accessibile. Senza sminuire i meriti delle varie soggettività dell'epoca, si può affermare che il Braille fu sia il risultato che il mezzo ideale di questo processo. Gli istituti per ciechi, così come gli altri istituti dedicati alle persone con disabilità, rappresentarono una forma di disciplina dolce, finalizzata a normare i comportamenti dei loro ospiti. Queste istituzioni furono concepite come luoghi in cui gli istituiti venivano educati ad adottare comportamenti considerati adeguati e virtuosi dalla società. L'Educazione fornita mirava a Insegnare ai giovani ciechi non solo le competenze pratiche, come la Scrittura in Braille e le attività lavorative, ma anche l'etica del Lavoro, la disciplina, la pulizia, l'ordine e la conformità alle norme sociali.

La disciplina è un costo che la Democrazia paga al potere che la concede. Ma quando si parla di potere, a chi ci si riferisce e chi esercita il dominio? Secondo Jacques Attali, nella Storia dell'umanità esistono tre ordini che si alternano nel dominio del mondo: l'ordine religioso, l'ordine militare e l'ordine mercantile. Sebbene sia innegabile che, dalla prima rivoluzione industriale ad oggi, sia l'ordine mercantile ad esercitare il comando, gli altri due ordini fraterni lavorano insieme per coadiuvare le azioni che mirano a mantenere il controllo Sociale. Il potere è una forza che si basa sulla capacità di controllare e influenzare gli individui, ma non può fare affidamento soltanto sulla sofferenza per ottenere il suo scopo. In questo senso, la disciplina dolce degli istituti rappresentò uno strumento fondamentale per il potere, attraverso una serie di codici, regole e norme, che venivano imposti ai giovani ciechi per regolarne il comportamento e la vita quotidiana. In questo modo, li si rese prevedibili, controllabili e conformi alle esigenze della società.

L'ordine religioso ha spesso fornito legittimità al potere politico e ha contribuito a plasmare le mentalità e le coscienze dei cittadini. L'ordine militare, invece, ha sempre rappresentato una fonte di forza Fisica e di coercizione, svolgendo un ruolo chiave nella difesa degli interessi nazionali e nella stabilizzazione delle gerarchie sociali. L'ordine mercantile è emerso come una forza trainante dell'economia moderna, divenendo sempre più preponderante nella definizione dei rapporti sociali e delle gerarchie di potere. Il suo dominio si è consolidato grazie alla globalizzazione economica e all'espansione dei mercati, che hanno permesso di aumentare la sua influenza a livello globale. La Storia degli istituti in Europa offre una prospettiva originale per comprendere le dinamiche di questi ordini.

Gli istituti per ciechi nascono nel XVIII secolo come espressione dell'ordine religioso, che li considera come luoghi di beneficenza e di Assistenza per i disabili visivi, spesso vittime di emarginazione e povertà. Questi istituti sono gestiti da congregazioni religiose o da associazioni laiche ispirate ai valori cristiani, e hanno lo scopo di fornire ai ciechi un'Educazione morale e spirituale, oltre che un ricovero e un sostentamento. Tuttavia, gli istituti per ciechi non sono solo luoghi di carità, ma anche di disciplina e di controllo. Essi riflettono infatti l'ordine militare, che si esprime come modello di organizzazione Sociale basato sull'autorità, la gerarchia e la regolamentazione. Hanno una struttura rigida e autoritaria, che impone agli ospiti una vita regolata da orari, regole e punizioni. L'Educazione impartita ai giovani ospiti è severa e uniformante, e mira a inculcare nei ciechi il rispetto dell'ordine stabilito e il senso del dovere. Gli istituti sono anche espressione dell'ordine mercantile, che incrementa il suo sviluppo proprio in quell'epoca come forma di dominio basata sul mercato, sul denaro e sul consumo. L'ordine mercantile inizia a interessarsi ai ciechi non solo come oggetti di pietà o di disciplina, ma anche come soggetti produttivi e consumatori potenziali. Per questo motivo, l'Educazione fornita ai giovani ciechi si arricchisce di elementi tecnici e professionali, che hanno lo scopo di prepararli a svolgere mestieri artigianali o industriali compatibili con la loro disabilità. In questo modo, l'ordine mercantile cerca di integrare i ciechi nel sistema economico emergente, valorizzando le loro capacità lavorative e stimolando le loro esigenze di consumo. Inoltre, gli istituti furono importanti anche come luoghi di Ricerca scientifica e tecnologica. Gli oftalmologi e gli scienziati del XIX secolo iniziarono a Studiare la fisiologia e la patologia dell'Occhio. Questi studi portarono a importanti scoperte e innovazioni nel campo della medicina, che hanno avuto un impatto significativo sulla cura della Vista e sulla Prevenzione della cecità.

Come abbiamo visto, risulta pertinente esaminare gli istituti anche in termini sociali, al fine di cogliere appieno la complessità del loro ruolo nella società. La valutazione di aspetti come le loro funzioni operative e le modalità di gestione, permette di comprendere meglio la portata delle loro attività e la loro contribuzione al progresso della comunità. Non fare riferimento a tale complessità, non riconoscerla, renderebbe la realtà degli istituti incompleta. Non è utile confondere questa analisi dei valori con un giudizio dei valori. È ampiamente risaputo che la Storia degli istituti per ciechi è anche fatta di emancipazione, di Innovazione e di resistenza delle persone con disabilità visiva. Queste persone hanno infatti lottato per affermare i loro Diritti e la loro dignità, rivendicando una maggiore Autonomia e partecipazione Sociale. Gli istituti sono stati luoghi di formazione e di aggregazione, che hanno contribuito a costruire il capitale culturale e Sociale di queste persone. Inoltre, la Ricerca scientifica e tecnologica condotta negli istituti ha portato a importanti innovazioni che hanno migliorato la qualità della vita di milioni di persone in tutto il mondo. Tra queste, si possono citare lo sviluppo del sistema Braille per la Lettura e la Scrittura , la creazione di materiali didattici speciali per l'Istruzione dei non vedenti , la produzione di ausili tecnologici per la comunicazione e la mobilità . Nel ventesimo secolo sono stati anche luoghi di resistenza e di solidarietà in momenti difficili della Storia, come le guerre e le persecuzioni. Un esempio emblematico è quello dell'Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna, che durante il fascismo ospitò clandestinamente antifascisti e ebrei perseguitati .

In 1984 la sofferenza e l'obbedienza sono temi centrali che ho cercato di interpretare secondo la realtà degli istituti per ciechi. La realtà però è molto più sfumata di quanto il Romanzo rappresenti. Il tema terzo a contrappeso dei primi due è la volontà. Nel Romanzo, il Partito cerca di distruggere la volontà dei suoi membri per renderli più facili da controllare. Oggi gli istituti hanno dismesso la loro funzione primigenia, riducendosi e trasformandosi in centri di servizi alla persona con disabilità. Sarei ingiusto se affermassi che la volontà degli individui sia stata assoggettata alle esigenze della società, pertanto gli istituti abbiano esaurito il loro ruolo. L'identità personale delle persone con disabilità visiva rimane ancora oggi poco espressa, anche se il testimone sulla loro Educazione è stato trasferito alla Scuola, mentre la complessità del mondo in continua crescita richiederebbe l'adozione di politiche e pratiche sociali che valorizzassero la diversità e la complessità delle esperienze di vita delle persone con disabilità e costruissero il vero primo rapporto di convivenza, reciprocità e Giustizia Sociale con il resto della società.

Attali J. Breve Storia del futuro (2006), Fazi, Roma 2007.

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Marx K., Il capitale (1867-1894), Einaudi, Torino 1976.

Smith A., La ricchezza delle nazioni (1776), Einaudi, Torino 1979.

Weber M., L'etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905), Einaudi, Torino 1991.

Bentivoglio P., Una vita per una meta, Editrice Ponte Nuovo, Bologna 1967.

Carletti C., Istituti per ciechi: Cenni di Storia e qualche ricordo per non smarrire la strada, https://Giornale.UICI.it/istituti-per-ciechi-cenni-di-Storia-e-qualche-ricordo-per-non-smarrire-la-strada-di-carlo-carletti/

Di Grande G., Istituti per ciechi e trasformazioni sociali durante la prima rivoluzione industriale, https://www.digrande.it/it/Blogs/Biblos/Istituti+per+ciechi+e+trasformazioni+sociali+durante+la+prima+rivoluzione+industriale

Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi, La Storia, https://www.prociechi.it/la-Storia/

Istituto dei Ciechi di Milano, La nostra Storia, https://www.istciechimilano.it/index.php/chi-siamo/76-chi-siamo/231-la-nostra-Storia

Istituto dei Ciechi di Palermo, Storia, https://www.istciechipalermo.it/Storia/

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