Suicidio e Disabilità: Sguardo nella realtà sociale dei nostri tempi
Renzo Coletti Aggiornato il 28/09/2023 08:00Può sembrare macabro analizzare un argomento tanto triste, ma è importante comprendere che la società che ci circonda crea il nostro essere, la nostra identità, la nostra emotività, ci dona i sentimenti che ci guidano nel tempo. Cosa induce un giovane ad un gesto così estremo e definitivo?
Se si ascoltano gli esperti, la famiglia è il fulcro della causa del suicidio, si invocano aiuti e Sostegno psicologico, si vuole creare una specie di barriera contro la debolezza psichica, una bolla in cui crescere il giovane, mentre intorno a noi le vere cause del disagio sono dimenticate, anzi fomentate.
La nuova visione nichilista del mondo, la deriva di ogni valore, la mancanza di uno scopo, la consapevolezza di essere parte di una comunità, ci viene negata da un credo, una fede e una religione del mercato e della Tecnica.
Una volta, ai tempi dei nostri padri, come mai non servivano tali tutele e la vita scorreva più consapevole, mentre la famiglia era più sfruttata e meno assistita, la povertà e la mancanza di accessori tecnologici ed aiuti formativi psicologici erano negati e inaccessibili?
La vera causa del disagio è dunque da ricercare nel nostro mondo di individui, nel mondo del privato e nel fine ultimo della vita, oggi ridotta ad un unico scopo: fare Soldi e carriera.
Ora pensiamo ad un Disabile, ad un soggetto che non può essere competitivo in quanto menomato: cosa può risultare utile ad un inserimento in questa società?
La risposta è solo possibile se viene analizzata politicamente e socialmente, ovvero ridando uno scopo alla vita della comunità e della Natura che la ospita.
Adeguarsi ad un sistema come quello attuale, ovvero seguendo la caduta verticistica dei valori, della mancanza di scopi, della perdita di Cultura in senso educativo ed emotivo, non può che portarci alla nostra fine come persone.
Il Disabile dunque non può e non deve essere servo della clientela politica, non può e non deve seguire il branco, ma porsi come osservatore e analizzatore della realtà ed indicare la via per un nuovo sentire Sociale, emotivo, Umano.
lasciamo ai giovani il loro spazio e la loro forza intellettuale, lasciamoli vivere nella loro vera condizione di essere legato alla sua stessa Natura e nella sua fantasia creativa, ma non tentiamo di dargli una condizione di supporto che gli crei la consapevolezza di essere bisognoso di aiuto e quindi non Auto sufficiente e inadatto. Insomma non si può con una mano togliere e con l'altra dare.
non ho mai avuto insegnanti di Sostegno, non ho mai avuto psicologi che i indicavano la strada, ma avevo la mia libertà di essere Uomo.