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Cosa sta succedendo dentro l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti?

Aggiornato il 26/05/2023 08:00 
 

Nonostante il nobile obiettivo di rappresentare e tutelare gli interessi delle persone non vedenti e ipovedenti, nel contesto dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI) si stanno verificando dinamiche interne che mettono in luce la fragilità e le contraddizioni di tutta l'organizzazione.

Nel corso dell'ultimo anno, all'interno di UICI, è emersa una frammentazione significativa della sua struttura associativa. Tale disgregazione ha portato all'emergere di due fazioni contrapposte, caratterizzate da una netta dicotomia nella quale si assiste a un fenomeno di glorificazione e demonizzazione reciproca, sulla base delle posizioni adottate.

Il processo di polarizzazione evidenziato all'interno dell'Associazione mette in luce una dinamica di antagonismo e conflitto che ha minato l'unità e la coesione interna dell'organizzazione. La divisione che si è manifestata non può essere sottovalutata, poiché ha creato un Clima di ostilità reciproca. L'enfasi posta sull'autocelebrazione da una parte e sulla demonizzazione dall'altra riflette una tendenza alla rappresentazione di sé come detentori della verità e allo sminuire o demonizzare coloro che dissentono dalle proprie posizioni.

In tale contesto, è fondamentale considerare l'impatto che questa frammentazione sta avendo sulla capacità di UICI di perseguire la sua missione Sociale di tutela e promozione degli interessi dei ciechi e degli ipovedenti. L'assenza di una visione comune e di una collaborazione efficace sta seriamente compromettendo il raggiungimento degli obiettivi fondamentali dell'Associazione.

La tensione era presente già da alcuni anni, ma il conflitto è esploso il 12 agosto 2022, quando il Presidente attuale Mario Barbuto ha inaspettatamente ufficializzato la propria candidatura per le elezioni politiche del 25 settembre dello stesso anno. Tale scelta ha evidenziato chiaramente la netta divisione all'interno del Consiglio nazionale, in cui si sono delineate due fazioni ben definite: da un lato, coloro che hanno appoggiato la candidatura di Barbuto, e dall'altro gli oppositori di questa scelta, in virtù del principio di apartiticità politica dell'Associazione (sancita dal suo Statuto) e dalla mancata e preventiva messa a conoscenza degli Organi di tale candidatura. Questa spaccatura si è protratta sino ad oggi, coinvolgendo non solo la sede nazionale, ma anche le sedi regionali, territoriali e tutto il tessuto associativo.

L'evolversi della situazione ha visto il Presidente querelare un membro della Direzione; ha comportato l'adozione di provvedimenti disciplinari, in particolare il deferimento del Presidente ai probiviri da parte di un socio, che, nei primi giorni del 2023, ha causato la sospensione del Presidente come socio di UICI da parte dello stesso Collegio dei Probiviri; a febbraio si è avuta la sospensione della sospensione del Presidente da parte della Direzione nazionale (delibera successivamente non ratificata dal Consiglio), che ha visto il Presidente riprendere la sua carica per qualche settimana; si sono avute alcune richieste mai esaudite di convocazione con urgenza del Consiglio da parte dell'opposizione; poi il ricorso del Presidente alla magistratura e quasi allo stesso tempo, il 4 marzo, la sua deposizione da parte del Consiglio nazionale, non ratificando la delibera della Direzione e votando la sua decadenza; e ancora, in aprile, l'ulteriore poco chiaro reintegro di Barbuto alla carica di Presidente con un provvedimento controverso, di cui gli oppositori contestano la legittimità e a loro volta si rivolgono alla magistratura. Nel frattempo, il collegio dei Probiviri che aveva sospeso il Presidente da socio UICI per la durata di 6 mesi viene sciolto, vengono adottate da più parti misure legali, viene votata la sfiducia di un Presidente regionale (Sicilia) e il commissariamento di alcune sedi regionali (Basilicata, Liguria).

Il conflitto all'interno di UICI è tuttora in corso, evidenziando una situazione di tensione persistente e duratura che coinvolge vari livelli organizzativi e continua a generare ripercussioni significative in tutta l'Associazione. La complessità di tali eventi richiederebbe un'analisi dettagliata e approfondita, che va oltre agli scopi di questa esposizione.

Gli ultimi eventi vedono il Consiglio nazionale UICI, di cui la fazione favorevole al Presidente ha riconquistato la maggioranza, il 2 maggio convocare un Congresso straordinario, un'assemblea di particolare rilevanza in cui saranno designati nuovamente gli organi dirigenti: Presidente, Consiglio, Direzione nazionale. L'ultimo Congresso ordinario si è tenuto nel 2020, mentre il prossimo dovrebbe tenersi nel 2025. Mai prima di oggi UICI aveva convocato un Congresso straordinario. A seguito di ciò, le sezioni territoriali sono chiamate a sostenere l'onere di assemblee straordinarie - entro il 9 luglio -, volte a eleggere i delegati che parteciperanno al Congresso che si terrà in autunno. Parallelamente, i rappresentanti dell'opposizione all'interno di UICI interpellano la magistratura e si organizzano poco compostamente per prepararsi alla contesa congressuale. Inoltre, il 2 maggio è stato eletto il nuovo collegio dei probiviri, tre membri effettivi e due sostituti che suscitano preoccupazioni riguardo alla loro competenza e professionalità nel ruolo che sono chiamati a ricoprire. L'opposizione teme che tale scelta potrebbe compromettere l'equità e l'efficacia delle decisioni assunte dal collegio, generando un Clima di ulteriore incertezza.

Nel corso dei suoi cento anni di storia associativa, l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti non aveva mai affrontato una situazione di deterioramento così significativo. Gli ultimi e frenetici episodi verificatisi nel 2023 evidenziano ulteriormente che l'attuale contesto è caratterizzato da una divisione marcata tra le diverse fazioni, ognuna delle quali mira a consolidare la propria influenza all'interno dell'Associazione.

La situazione attuale di UICI ritengo che sia il prodotto di tutti gli attori interni collocati nello spazio Sociale in cui operano. Non sollevo ognuno dei dirigenti dalle proprie responsabilità, ma affermo che le forze e le influenze sociali sono parte dell'attuale situazione caotica di UICI.

Questo conflitto interno è detonato a seguito della candidatura del Presidente alle elezioni politiche, ma i malumori e le tensioni crescenti erano già presenti da alcuni anni. Un punto di forte critica da parte dell'opposizione riguarda l'eccessivo accumulo di cariche che il Presidente, nel corso dei suoi mandati (dal 2015 ad oggi), ha concentrato su di sé e sul suo cerchio ristretto di collaboratori. Questo fenomeno di accumulo di potere è stato oggetto di feroci critiche sia in termini di processo che di contenuto. L'opposizione sostiene che il Presidente abbia abusato del suo ruolo per influenzare le dinamiche associative a proprio vantaggio, mettendo in discussione l'integrità del processo democratico. Sotto il profilo sostanziale, viene criticato l'eccessivo cumulo di cariche come una Forma di monopolio del potere che limita la partecipazione associativa e riduce le opportunità per altre figure di emergere e contribuire attivamente al dibattito interno. Questa concentrazione di cariche, secondo l'opposizione, crea un Clima di favoritismo, minando la fiducia nell'Associazione e nel sistema democratico nel suo complesso.

Vorrei puntare l'attenzione, a titolo di esempio, su uno degli argomenti più utilizzati da entrambe le parti in lotta, per rimarcare la poca aderenza delle argomentazioni in campo e alla poca capacità di Lettura della situazione Sociale globale in rapida evoluzione. Si discute animatamente sul reclutamento di nuovi soci, quando in realtà, nonostante gli sforzi e le campagne di sensibilizzazione e di incentivazione degli ultimi anni, è nchiara e netta la curva discendente del numero di persone associate, in riduzione anno dopo anno.

Alcuni sociologi hanno indagato sulla diminuzione delle relazioni e delle connessioni sociali nella società contemporanea. È stato analizzato come il reddito e altri fattori socio-economici influenzino l'individualismo e la partecipazione Sociale delle persone. Semplificando molto, ipotizziamo che l'individualismo tenda a crescere con l'aumento del reddito mentre, all'opposto, la solidarietà cresca quando il reddito diminuisce e aumenta la povertà.

UICI è nata e si è sviluppata nel corso del ventesimo secolo come Associazione di individui uniti, oltre che dalla disabilità, dalla necessità. Questo è stato un accordo forzato fra individui propensi a mettersi insieme, dotati della medesima percezione associativa strutturatasi nel loro periodo di Formazione, al di là della necessità di associarsi per un mero interesse di sopravvivenza. Pertanto, raggiunto l'obiettivo che ha soddisfatto la necessità - il Benessere -, il desiderio di essere associati ad una comunità di individui con le medesime necessità è lentamente venuto meno. Posso avvicinare il desiderio degli associati UICI alla Sindrome del Sabato del villaggio, condizione psicologica declinata dalla famosa opera di Giacomo Leopardi: la gente del villaggio è in fervore in attesa che arrivi la donzelletta. Quando ella è arrivata, il desiderio di vederla e averla con sé si smorza, quindi finisce. Per gli associati UICI, soddisfatta la necessità, il desiderio di associarsi è scemato.

Non sostengo che il reddito sia l'unica causa delle difficoltà attuali e della significativa riduzione della partecipazione in UICI, ma uno dei cofattori che ha sollevato le persone con disabilità visiva dalla necessità di associarsi per perseguire un comune obiettivo. Pertanto, si può pensare che il ricorso all'Associazione tenda a scomparire quando si può farne a meno, avendo i mezzi per cavarsela da sé. Dunque si può ipotizzare ulteriormente che il desiderio delle persone con disabilità visiva sia cambiato, avendo raggiunto un Benessere tale da poter orientarsi al soddisfacimento di altri bisogni, per esempio collegati all'età, allo stato di Salute, alle relazioni affettive, ai confronti interpersonali ecc., cioè bisogni simili a quelli del resto della società.

Secondo la mia visione, la diminuzione dei soci è un fenomeno fisiologico dei tempi sociali contemporanei, in cui le persone con disabilità visiva non sentono più la necessità di associarsi solidarmente per il raggiungimento di un obiettivo comune. Allo stesso modo, con argomentazioni diverse, viene puntata l'attenzione sul Lavoro, sull'Istruzione, sull'accessibilità, superficialmente su tutti quei temi che retoricamente catturano l'attenzione, come se fossero fenomeni indipendenti da ciò che avviene nel resto della società, nel frattempo in rapida trasformazione.

Limitarsi alla banale constatazione di un dato di fatto però Nè spiega né risolve il problema. Pertanto è d'obbligo evidenziare il banale nel tentativo di debanalizzarlo, cioè di farlo uscire da quella retorica che imprigiona gli argomenti di cui superficialmente si dibatte. Per parafrasare Pierre Bourdieu (ispiratore di questo articolo), uno dei sociologi di cui ho stima e ammirazione, credere che le azioni pure siano il prodotto di atti puri è di un'incredibile ingenuità idealista. Osservando queste azioni da un piano diverso da quello in cui le due parti sono in lotta, Si impara che le cose più pure possono affondare le radici nelle pulsioni più impure, perché un individuo è troppo desideroso di distinguersi per poter agire in maniera disinteressata. Bourdieu mi insegna che, con un certo cinico realismo, bisognerebbe razionalizzare che l'angelismo non è l'unico principio delle azioni generose. Del resto, anche Kant affermava che forse non è mai stata compiuta nessuna azione veramente morale.

Come accade in molte realtà, anche in UICI si osserva che le forze più pure, ovvero le intenzioni altruistiche e il desiderio di fare del bene, possono essere influenzate da pulsioni impure, come l'ambizione, la competizione o il desiderio di potere. Dal mio punto di Vista, anche le azioni più disinteressate, tutte le cose di cui si deve parlare bene, sono passibili di essere sottoposte alle seguenti domande: che interesse si ha a farlo? Perché lo si fa?

È alquanto evidente che i principi della logica più elementare sono stati talmente accecati da non essere più consapevoli di stare segando il ramo su cui si è seduti. La situazione interna è diventata così complessa e caotica che ci si chiede quale sia la vera motivazione sottostante alla lotta tra le due fazioni. La parte che oggi detiene le redini dell'Associazione contribuisce a destabilizzare le fondamenta del suo stesso dominio, in quanto è talmente coinvolta nella logica del gioco da non accorgersi di essersi spinta troppo oltre. Dall'altra parte, l'attuale UICI - in particolar modo la Direzione e il Consiglio nazionale - può essere considerata dall'opposizione il luogo di dibattiti regolati mistificati e mistificatori, ma tale caratteristica fa parte dei princìpi di funzionamento delle condizioni di perpetuazione dei regimi democratici. In altre parole, quegli organi sono il luogo del consenso regolato o del dissenso entro certi limiti, che possono escludere sia determinati oggetti di dissenso sia, soprattutto, alcune maniere di esprimerlo. Chi non esprime il dissenso nelle dovute buone maniere è escluso dalla vita associativa legittima.

Max Weber potrebbe venirci in aiuto quando scrive di addomesticamento dei dominati. Declino quel concetto alla situazione interna di UICI, evidenziando l'errore che continua a commettere la parte dominante dell'Associazione, cioè reprimere il dissenso, quando sarebbe opportuno gestirlo e permettere alla parte in opposizione e ai soci di avere un reale spazio di partecipazione ed essere realmente integrati nella vita associativa, per quanto critiche siano le loro posizioni. Integrare e non reprimere essenzialmente significherebbe due cose. portare i soci più attivi verso il centro, quindi farli entrare nella vita associativa, e, allo stesso tempo, arginare la loro fuoriuscita dall'Associazione.

Ritengo che, al fine di adattare e valorizzare la missione di UICI ai tempi moderni, sia necessario ridiscutere e rideterminare i propri obiettivi. Tali obiettivi non dovrebbero più essere determinati esclusivamente dalla necessità di Benessere immediatamente percepibile (già soddisfatta), in considerazione dell'attuale soddisfacimento dei capitali economici e culturali raggiunti. I simboli hanno un valore quando sono associati a obiettivi concreti da perseguire. In assenza di tali obiettivi, essi diventano meri simboli privi di significato. Ad esempio, il sistema di Scrittura Braille, al giorno d'oggi, viene utilizzato più come simbolo in occasioni specifiche o manifestazioni, create appositamente per continuare a sensibilizzare una società che presta attenzione alle disabilità solo quando viene enfatizzata la loro eccezionalità.

Formulare proposte costituisce sempre una sfida significativa quando si opera al di fuori di una determinata struttura, in cui risulterebbe opportuno identificare, definire, analizzare, affrontare e risolvere i problemi. Tuttavia, vorrei porre alcune domande di Rilievo: qual è attualmente l'obiettivo principale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti? Avendo in gran parte soddisfatto le esigenze dei propri associati, per cui è stata originariamente costituita e sviluppata, quale è il suo obiettivo effettivo in questo momento storico? Inoltre, l'organizzazione riconosce che le persone con disabilità visiva vivono in una società in costante evoluzione, che potrebbero ancora sentire estranea?

Attualmente sto affrontando un compito di Studio e Ricerca molto impegnativo che riguarda l'evoluzione delle diverse forme di identità delle persone con disabilità visiva. Grazie a questo Studio, riscontro nel nostro ambito un persistente sottosviluppo della nostra identità personale. Nell'attuale sistema Sociale, le persone con disabilità visiva sono generalmente oggetto di due modalità relazionali predominanti: la pietà, quando si tratta di Assistenza, e la compassione, quando si verificano azioni non convenzionali. Le relazioni nei confronti delle persone disabili si limitano spesso alla cura, alla compassione, alla tenerezza e al senso del dovere. Nel contesto Sociale di una persona Disabile, le relazioni amicali sono in gran parte limitate alla propria zona di comfort. La cultura, i titoli o persino i ruoli, questi ultimi due elementi importanti per l'identità Sociale, risultano di scarsa influenza. L'unica caratteristica che condiziona le relazioni è la disabilità, uno stigma che inibisce l'identità personale e costituisce la principale barriera da superare. L'essenza stessa di una persona con disabilità non viene riconosciuta, la sua unicità viene soppressa dalla pervasività dello stigma. L'identità personale di una persona Disabile viene illusoriamente costruita in base alle aspettative sociali convenzionali.

Antonio Gramsci ha scritto un pensiero che si adatta bene a questa situazione: “Crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere.” Pensiero che faccio mio, perché ritengo che UICI oggi stia vivendo il proprio passaggio dal vecchio a un nuovo paradigma associativo, pertanto è in piena crisi esistenziale. Personalmente, per l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, immagino un nuovo e ambizioso obiettivo. Al giorno d'oggi, si dovrebbe spostare l'attenzione dall'inclusione almeno alla convivenza, considerando la società come un Ambiente in cui è possibile vivere insieme agli altri. È importante Riconoscere che la convivenza si realizza quando due sensibilità, quella delle persone con disabilità e quella delle persone “a norma”, si incontrano in una relazione di fratellanza. Insieme, disabilità e normalità dovrebbero compiere un passo avanti verso un'evoluzione condivisa.

Nel corso del ventesimo secolo, le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità visiva, come l'Unione Italiana Ciechi, hanno svolto un ruolo significativo nel creare un'identità Sociale e nel sostenere i propri associati, estendendo l'approccio assistenzialista romantico dell'Ottocento lungo tutto il XX secolo. Questo Percorso ha permesso loro di conquistare importanti Diritti fondamentali per la costruzione stessa della propria identità Sociale. Inconsapevolmente, queste organizzazioni hanno anche contribuito a un altro aspetto di grande rilevanza, che oggi riveste un ruolo ancora più significativo: hanno indotto le persone a un nuovo cambiamento, alla nascita di un nuovo paradigma che comincia a delinearsi in questo inizio di millennio. Tale paradigma si basa sulla consapevolezza dell'esistenza di un'identità propria, di una cultura e di abilità personali che ciascun individuo possiede.

Un possibile nuovo obiettivo per l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti potrebbe consistere nell'educare la società ad apprezzare e Riconoscere l'unicità delle persone con disabilità visiva, ovvero la loro identità individuale. Ciò comporterebbe un ulteriore passo avanti dall'identità Sociale, ponendo in primo piano le peculiarità di ciascun individuo, al fine di permettere a tutti di essere cittadini a pieno titolo e di offrire il proprio contributo alla società.

Per non proiettare tutta l'Associazione in un cambiamento così profondo, sarebbe possibile concepire un nuovo modello sperimentale per l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, che coinvolgesse esclusivamente tre sedi principali, una nel nord, una nel centro e una nel sud del Paese, per abbracciare a campione tutto il territorio. Queste sedi dovrebbero essere disposte a un completo rinnovamento dei loro servizi e attività. L'esperimento potrebbe essere programmato per una durata congrua, per poterne documentare e registrare accuratamente i progressi. Per garantire il successo del Progetto, sarebbe essenziale coinvolgere professionisti adeguatamente preparati come agenti di attuazione.

Il nuovo modello si concentrerebbe su tre ambiti principali: l'Educazione, la Socializzazione e l'Autonomia. È importante notare che queste aree comprendono settori molto diversificati.

Con il termine Educazione, si intende non solo l'Istruzione delle persone con disabilità visiva, ma soprattutto l'Educazione all'interno delle due principali agenzie educative: la famiglia e la Scuola. I professionisti dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti avrebbero il compito di Insegnare alle famiglie e alle scuole coinvolte come affrontare la disabilità. Questo processo non si limiterebbe a un semplice insegnamento frontale, ma verrebbe sviluppato in un Percorso condiviso nel corso degli anni del Progetto.

Per quanto riguarda la Socializzazione, si potrebbe adottare un approccio basato sulla partecipazione attiva, la convivenza e la promozione della Giustizia Sociale. Attraverso attività ludiche e didattiche, si potrebbe favorire l'incontro e l'interazione tra persone con disabilità visiva, in particolare i bambini, e persone di ogni altro ambito Sociale. L'obiettivo sarebbe quello di creare e partecipare ad ambienti inclusivi che favorissero la socializzazione reciproca.

L'Autonomia, Vista nell'ottica della convivenza con gli altri, sarebbe sviluppata come un principio che favorisce l'accessibilità dei servizi, degli strumenti e degli ambienti di vita. Si tratterebbe quindi di promuovere non solo l'Indipendenza totale, che potrebbe portare all'isolamento dalla comunità, ma di Aprire le porte all'accessibilità in modo che tutti possano partecipare pienamente alla vita Sociale. Il Lavoro, in questo contesto, emergerebbe come una conseguenza naturale che si manifesta grazie alla socializzazione, all'accumulo di capitale culturale e all'Autonomia.

Questa mia visione rappresenta un cambiamento di paradigma, poiché aprirebbe l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti al resto del mondo, considerandola come una terza agenzia formativa che interviene in modo significativo per normalizzare la disabilità. Questo va oltre il concetto limitato di inclusione, come ho sottolineato e continuerò a ribadire, e abbraccia l'idea di convivenza, uguaglianza Sociale e Giustizia Sociale. Per approfondire, si possono consultare le ricerche di Amartya Sen e Martha Nussbaum. Attraverso tali approcci, possiamo perseguire il traguardo di realizzare una società migliore, in cui ogni individuo possieda le capacità di esprimere la propria dignità e la propria unicità.

Concludo questa disamina con una frase molto significativa di Pierre Bourdieu: “Affinché un ideale possa realizzarsi, è necessario che si concretizzino le condizioni che rendono possibile il fatto che molti individui abbiano interesse per l'ideale.”