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Tratto da "Sei Personaggi in Cerca d'Autore" di Luigi Pirandello

Aggiornato il 16/05/2023 08:00 
 

L'USCERE (col berretto in mano).
- Scusi, signor Commendatore.

IL CAPOCOMICO (di scatto, sgarbato).
- Che altro c'è?

L'USCERE (timidamente).
- Ci sono qua certi signori, che chiedono di lei.

Il Capocomico e gli Attori si volteranno stupiti a guardare dal palcoscenico giù nella sala.

IL CAPOCOMICO (di nuovo sulle furie).
- Ma io qua provo! E sapete bene che durante la prova non deve passar nessuno!
(Rivolgendosi in fondo):
- Chi sono lor signori? Che cosa vogliono?

IL PADRE (facendosi avanti, seguito dagli altri, fino a una delle due scalette).
- Siamo qua in cerca d'un autore.

IL CAPOCOMICO (fra stordito e irato).
- D'un autore? Che autore?

IL PADRE.
- D'uno qualunque, signore.

IL CAPOCOMICO.
- Ma qui non c'è nessun autore, non abbiamo in prova nessuna commedia nuova.

LA FIGLIASTRA (con gaia vivacità, salendo di furia la scaletta).
- Tanto meglio, tanto meglio... allora, signore! potremmo esser noi la loro commedia nuova.

QUALCUNO DEGLI ATTORI (fra i vivaci commenti e le risate degli altri).
- Oh, senti, senti!

IL PADRE (seguendo sul palcoscenico la Figliastra).
- Già ma se non c'è l'autore!
(Al Capocomico):
- Tranne che non voglia esser lei...

(La Madre, con la Bambina per mano, e il Giovinetto saliranno i primi scalini della scaletta e resteranno lì in attesa. Il Figlio resterà sotto, scontroso.)

IL CAPOCOMICO.
- Lor signori vogliono scherzare?

IL PADRE.
- No, che dice mai, signore! Le portiamo al contrario un dramma doloroso.

LA FIGLIASTRA.
- E potremmo essere la sua fortuna!

IL CAPOCOMICO.
- Ma mi facciano il piacere d'andar via, che non abbiamo tempo da perdere coi pazzi!

IL PADRE (ferito e mellifluo).
- Oh, signore, lei sa bene che la vita è piena d'infinite assurdità, le quali sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili perché sono vere.

IL CAPOCOMICO.
- Ma che diavolo dice?

IL PADRE.
- Dico che può stimarsi realmente una pazzia, sissignore, sforzarsi di fare il contrario; cioè, di crearne di verosimili, perché paiano vere. Ma mi permetta di farle osservare che, se pazzia è, questa è pur l'unica ragione del loro mestiere.

(Gli Attori si agitano sdegnati.)

IL CAPOCOMICO (alzandosi e squadrandolo).
- Ah sì? Le sembra un mestiere da pazzi, il nostro?

IL PADRE.
- Eh, far parere vero quello che non è; senza bisogno signore: per giuoco... Non è loro ufficio dar vita sulla scena a personaggi fantasticati?

IL CAPOCOMICO (subito, facendosi Voce dello sdegno crescente dei suoi Attori).
- Ma io la prego di credere che la professione del comico, caro signore, è una nobilissima professione! Se oggi come oggi i signori commediografi nuovi ci danno da rappresentare stolide commedie e fantocci invece di uomini, sappia che è nostro vanto aver dato vita - qua, su queste tavole- a opere immortali!

(Gli Attori, soddisfatti, approveranno e applaudiranno il loro Capocomico.)

IL PADRE (interrompendo e incalzando con foga).
- Ecco! benissimo! a esseri vivi, più vivi di quelli che respirano e vestono panni! Meno reali, forse; ma più veri! Siamo dello stessissimo parere!

(Gli Attori si guarderanno tra loro, sbalorditi.)

IL DIRETTORE.
- Ma come! Se prima diceva...

IL PADRE.
- No, scusi, per lei dicevo, signore, che ci ha gridato di non aver tempo da perdere coi pazzi, mentre nessuno meglio di lei può sapere che la natura si serve da strumento della fantasia umana per proseguire, più alta, la sua opera di creazione.

- IL CAPOCOMICO.
- Sta bene, sta bene. Ma che cosa vuol concludere con questo?

IL PADRE.
- Niente, signore. Dimostrarle che si nasce alla vita in tanti modi, in tante forme: albero o sasso, acqua o farfalla... o Donna. E che si nasce anche personaggi!

IL CAPOCOMICO (con finto ironico stupore).
- E lei, con codesti signori attorno, è nato personaggio?

IL PADRE.
- Appunto, signore. E vivi, come ci vede.

(Il Capocomico e gli Attori scoppieranno a ridere, come per una burla.)

IL PADRE (ferito).
- Mi dispiace che ridano così, perché portiamo in noi, ripeto, un dramma doloroso, come lor signori possono argomentare da questa Donna velata di nero.
(Così dicendo porgerà la mano alla Madre per aiutarla a salire gli ultimi scalini e, seguitando a tenerla per mano, la condurrà con una certa tragica solennità dall'altra parte del palcoscenico, che s'illuminerà subito di una fantastica luce. La Bambina e il Giovinetto seguiranno la Madre; poi il Figlio, che si
terrà discosto, in fondo; poi la Figliastra, che s'apparterà anche lei sul davanti, appoggiata all'arcoscenico. Gli Attori, prima stupefatti, poi ammirati di questa evoluzione, scoppieranno in applausi come per uno spettacolo che sia stato loro offerto.)

IL CAPOCOMICO (prima sbalordito, poi sdegnato).
- Ma via! Facciano silenzio!
(Poi, rivolgendosi ai Personaggi):
- E loro si levino! Sgombrino di qua!
(Al Direttore di scena):
- Perdio, faccia sgombrare!

IL DIRETTORE DI SCENA (Facendosi avanti, ma poi fermandosi, come trattenuto da uno strano sgomento).
- Via! Via!

IL PADRE (al Capocomico).
- Ma no, veda, noi...

IL CAPOCOMICO (gridando).
- Insomma, noi qua dobbiamo lavorare!

IL PRIMO ATTORE.
- Non è lecito farsi beffe così...

IL PADRE (risoluto, facendosi avanti).
- Io mi faccio maraviglia della loro incredulità! Non sono forse abituati lor signori a vedere balzar
vivi quassù, uno di fronte all'altro, i personaggi creati da un autore. Forse perché non c'è là (indicherà la buca del Suggeritore) un copione che ci contenga?

LA FIGLIASTRA (Facendosi avanti al Capocomico, sorridente, lusingatrice).
- Creda che siamo veramente sei personaggi, signore, interessantissimi! Quantunque, sperduti.

IL PADRE (scartandola).
- Sì, sperduti, va bene!
(Al Capocomico subito):
- Nel senso, veda, che l'autore che ci creò, vivi, non volle poi, o non poté materialmente, metterci al mondo dell'arte. E fu un vero delitto, signore, perché chi ha la ventura di nascere personaggio vivo, può ridersi anche della morte. Non muore più! Morrà l'uomo, lo scrittore, strumento della creazione; la creatura non muore più! E per vivere eterna non ha neanche bisogno di straordinarie doti o di compiere prodigi. Chi era Sancho Panza? Chi era don Abbondio? Eppure vivono eterni, perché - vivi germi - ebbero la ventura di trovare una matrice feconda, una fantasia che li seppe allevare e nutrire, far vivere per l'eternità!

IL CAPOCOMICO.
- Tutto questo va benissimo! Ma che cosa vogliono loro qua?

IL PADRE.
- Vogliamo vivere, signore!

IL CAPOCOMICO (ironico).
- Per l'eternità?

IL PADRE. No, signore:
- almeno per un momento, in loro.

UN ATTORE.
- Oh, guarda, guarda!

LA PRIMA ATTRICE.
- Vogliono vivere in noi!

L'ATTOR GIOVANE (indicando la Figliastra).
- Eh, per me volentieri, se mi toccasse quella lì!

IL PADRE.
- Guardino, guardino: la commedia è da fare;
(al Capocomico):
- ma se lei vuole e i suoi attori vogliono, la concerteremo subito tra noi!

IL CAPOCOMICO (seccato).
- Ma che vuol concertare! Qua non si fanno di questi concerti! Qua si recitano drammi e commedie!

IL PADRE.
- E va bene! Siamo venuti appunto per questo qua da lei!

IL CAPOCOMICO.
- E dov'è il copione?

IL PADRE.
- E' in noi, signore.
(Gli Attori rideranno.)
- Il dramma è in noi; siamo noi; e siamo impazienti di rappresentarlo, così come dentro ci urge la passione!

LA FIGLIASTRA (schernevole, con perfida grazia di caricata impudenza).
- La passione mia, se lei sapesse, signore! La passione mia... per lui!
(Indicherà il Padre e farà quasi per abbracciarlo; ma scoppierà poi in una stridula risata.)

IL PADRE (con scatto iroso).
- Tu statti a posto, per ora! E ti prego di non ridere così!

LA FIGLIASTRA.
- No? E allora mi permettano: benché orfana da appena due mesi, stiano a vedere lor signori come canto e come danzo!
(Accennerà con malizia il "Prends garde à Tchou-Thin-Tchou" di Dave Stamper ridotto a Fox-trot o One-step lento da Francis Salabert: la prima strofa, accompagnandola con passo di danza.)

Les chinois sont un peuple malin,
De Shangai à Pekin,
Ils ont mis des écriteaux partout:
Prenez garde à Tchou-Thin-Tchou!

(Gli Attori, segnatamente i giovani, mentre ella canterà e ballerà, come attratti da un fascino strano, si moveranno verso lei e leveranno appena le mani quasi a ghermirla. Ella sfuggirà; e, quando gli Attori
scoppieranno in applausi, resterà, alla riprensione del Capocomico, come astratta e lontana.)

GLI ATTORI E LE ATTRICI (ridendo e applaudendo).
- Bene! Brava! Benissimo!

IL CAPOCOMICO (irato).
- Silenzio! Si credono forse in un caffèconcerto?
(Tirandosi un po' in disparte il Padre, con una certa costernazione):
- Ma dica un po', è pazza?

IL PADRE.
- No, che pazza! E' peggio!

LA FIGLIASTRA (subito accorrendo al Capocomico).
- Peggio! Peggio! Eh altro, signore! Peggio! Senta, per favore: ce lo faccia rappresentar
subito, questo dramma, perché vedrà che a un certo punto, io - quando quest'amorino qua (prenderà per mano la Bambina che se ne starà presso la Madre e la porterà davanti al Capocomico) - vede come è bellina? (la prenderà in braccio e la bacerà) cara! cara! (La rimetterà a terra e aggiungerà, quasi senza volere, commossa): ebbene, quando quest'amorino qua, Dio la toglierà d'improvviso a quella povera madre; e quest'imbecillino qua (spingerà avanti il Giovinetto, afferrandolo per una manica sgarbatamente) farà la più grossa delle corbellerie, proprio da quello stupido che è (lo ricaccerà con una spinta verso la Madre) - allora vedrà che io prenderò il volo! Sissignore! prenderò il volo! il volo! E non mi par l'ora, creda, non mi par l'ora! Perché, dopo quello che è avvenuto di molto intimo tra me e lui (indicherà il Padre con un orribile ammiccamento) non posso più vedermi in questa compagnia, ad assistere allo strazio di quella madre per quel tomo là (indicherà il Figlio) - lo guardi! lo guardi! - indifferente, gelido lui, perché è il figlio legittimo, lui! pieno di sprezzo per me, per quello là (indicherà il Giovinetto), per quella creaturina; ché siamo bastardi - ha capito? bastardi. (Si avvicinerà alla Madre e l'abbraccerà.) E questa povera madre lui - che è la madre comune di noi tutti - non la vuol Riconoscere per madre anche sua - e la considera dall'alto in basso, lui, come madre soltanto di noi tre bastardi - vile!
(Dirà tutto questo, rapidamente, con estrema eccitazione, e arrivata al "vile" finale, dopo aver gonfiato la Voce sul "bastardi", lo pronunzierà piano, quasi sputandolo.)

LA MADRE (con infinita angoscia al Capocomico).
- Signore, in nome di queste due creature la supplico...
(si sentirà mancare e vacillerà)
- oh Dio mio...

IL PADRE (accorrendo a sorreggerla con quasi tutti gli Attori sbalorditi e costernati).
- Per carità una sedia, una sedia a questa povera vedova!

GLI ATTORI (accorrendo).
- Ma è dunque vero? - Sviene davvero?

IL CAPOCOMICO.
- Qua una sedia, subito!

(Uno degli Attori offrirà una sedia; gli altri si faranno attorno premurosi. La Madre, seduta, cercherà d'impedire che il Padre le sollevi il velo che le nasconde la faccia.)

IL PADRE.
- La guardi, signore, la guardi...

LA MADRE.
- Ma no, Dio, smettila!

IL PADRE.
- Lasciati vedere!
(Le solleverà il velo.)

LA MADRE (alzandosi e recandosi le mani al volto, disperatamente).
- Oh, signore, la supplico d'impedire a quest'uomo di ridurre a effetto il suo proposito, che per me è orribile!

IL CAPOCOMICO (soprappreso, stordito).
- Ma io non capisco più dove siamo, né di che si tratti!