Universalità del Braille: Passato, Presente e futuro
Pedro Zurita Aggiornato il 04/07/2024 08:00Il mio impegno all'interno di quel fermento mondiale che sostiene la vera inclusione sociale dei ciechi, mi ha portato finora in 99 paesi e mi ha insegnato ad essere un autentico cittadino del mondo. Riconosco che tra gli esseri umani ci sono molte barriere culturali, sociali ed economiche, ma sono profondamente convinto che noi tutti abbiamo molte cose in comune che ci uniscono. È per questo che nessuna cosa al mondo mi lascia indifferente.
Per fortuna, oggi abbiamo enti come l'Unione Mondiale dei Ciechi che promuovono un proficuo scambio di strategie, esperienze e visioni sociali, ed è per questo che è impossibile non Riconoscere le conquiste e gli obiettivi raggiunti dai ciechi in molte parti del mondo. Purtroppo i pregiudizi sono fortemente radicati nella società, e attanagliano le singole persone nel loro influsso negativo. Per esempio, nel campo dell'inserimento lavorativo, anziché favorire gli interessi, le motivazioni e le capacità professionali di ciascun individuo, spesso spingono i ciechi a scegliere tra un numero esiguo di professioni, lavori considerati idonei a chi non vede.
In Italia moltissimi ciechi lavorano ancora come centralinisti; in Spagna molti lavorano come venditori di biglietti della lotteria ONCE (Organizzazione Nazionale dei Ciechi Spagnoli); in Giappone e in Cina privilegiano il massaggio e altri tipi di terapie fisiche. In Italia gli insegnanti ciechi hanno leggi che regolano il loro inserimento nelle scuole pubbliche, mentre in Germania questo non è possibile, consentendo che i ciechi facciano carriera come dirigenti della pubblica amministrazione o come giudici nei tribunali. Negli ultimi anni i ciechi di tutto il mondo stanno assistendo a trasformazioni sociali e culturali, a volte positive, altre negative, altre ancora neutre.
Sono stato sempre riluttante a semplificare troppo le mie risposte verso chi mi chiede dove vivano meglio i ciechi e gli ipovedenti. Ho sempre confidato che ci sia tra Tutti i Paesi un aperto e proficuo dialogo che unisca, per rendere fattibile globalmente ciò che funziona solo localmente in alcune parti del mondo.
La semplice e straordinaria genialità di Luigi Braille e avere scoperto che il punto è più adatto della linea alla percezione tattile, e aver cercato e trovato le dimensioni adeguate per i segni del suo sistema. Gli insegnanti vedenti dell'epoca non gradivano un sistema di lettura e scrittura la cui grafia dei caratteri era totalmente diversa da quella comunemente utilizzata. Oltre a leggere col tatto, un altro merito di Luigi Braille fu quello di pensare anche al modo di scrivere dei ciechi. I non-vedenti accolsero il suo sistema con grande entusiasmo, perché i suoi pregi furono e sono evidenti tutt'ora.
Il cammino del braille non è stato sempre facile, ma piano piano è diventato un sistema universale.
Per questo sistema è stato adottato, quasi sempre, il cognome del suo inventore: braille. In alcune lingue si pronuncia all'inglese: breil. Nelle lingue orientali - giapponese, cinese, coreano ecc. - lo chiamano usando termini propri della loro lingua, il cui significato è "scrittura puntiforme". Il braille ultimamente viene adattato anche alle lingue africane e latinoamericane. Poche settimane fà ho appreso che un'organizzazione tedesca promuove l'educazione dei ciechi e di altri disabili in Corea del Nord, dove il braille muove i primi passi.
Sin dall'inizio, i ciechi hanno voluto che il codice braille fosse veramente universale. Purtroppo negli ultimi trent'anni l'informatica ha favorito diversi cambiamenti, non sempre positivi. Non avendo un chiaro punto di riferimento internazionale, i segni di punteggiatura hanno subito una diversificazione tra le varie lingue, anche geograficamente vicine. Per esempio, oggi i segni braille delle parentesi sono diverse in inglese, francese, spagnolo e italiano.
Nel 2000 l'Unione Mondiale dei Ciechi ha ricostituito un Consiglio Mondiale del Braille, ma penso che questo organo potrà fare poco per uniformare i tanti codici braille che oggi esistono in tutto il mondo.
L'informatica ci offre possibilità straordinarie. In passato, in molte lingue, c'è stato un dibattito tra i sostenitori della scrittura integrale e quelli della scrittura stenografica. Oggi però, usando appositi software, a partire dagli stessi documenti digitali si può scegliere se avere un braille integrale o stenografico.
Oggi le possibilità di accesso ai libri di tutti, grazie sempre all'informatica, sono immense. Ormai ci sono solo poche situazioni impossibili da risolvere. I bisogni braille diventano via via sempre più individuali. Per esempio, dal 2008 utilizzo con soddisfazione un software di videoscrittura che consente anche la stampa in braille a partire da documenti digitali. Questo è Biblos, di Giuseppe Di Grande, un software semplice e potente. Con esso si possono stampare in braille anche testi in lingue che non usano l'alfabeto latino, come ad esempio il greco e il russo.
Anche se le stampanti braille costano molto, poiché il loro mercato è di nicchia, dobbiamo sperare che in futuro, unendo fantasia e tecnologia, possa vedere la luce una stampante ideale: veloce, silenziosa ed economica.
Negli ultimi due anni grazie a internet abbiamo appreso che un giovane californiano ha prodotto il prototipo di una stampante braille utilizzando i lego. Il prototipo iniziale è un giocattolino, ma il padre del ragazzo ed altri hanno sostenuto questa idea ed hanno già creato una piccola impresa. Il 12 febraiio alcune persone esperte del settore si sono recate a Palo Alto, nella Silicon Valley in California, per avere un contatto con questa impresa, al fine di ottenere un prodotto davvero utile alle persone a cui è destinato.
Uno degli esperti recatosi all'incontro mi ha raccontato che hanno avuto un'ottima impressione. I responsabili di questo progetto, che prende il nome di BRAIGO, stanno facendo una indagine di mercato per sondare il parere dei potenziali utenti. D'altronde l'ambiente in cui lavorano incentiva la loro voglia di realizzare un prodotto tecnologicamente innovativo.
Spesso si sente parlare di una presunta contrapposizione tra braille e nuove tecnologie. Invece, il braille ha con esse un rapporto armonico. Però è vero che i dispositivi per ottenere un braille elettronico sono carissimi.
Kevin Carey, un non-vedente inglese, ora Presidente del Consiglio esecutivo del Royal National Institute of Blind People (RNIB), ha promosso il progietto Transforming Braille, con l'obiettivo di ottenere fondi per lo sviluppo di una riga braille che possa essere comprata da tutti, compresi i ciechi nei paesi in via di sviluppo. Tanti non hanno creduto a questo sogno, e non hanno voluto contribuire al progetto. So però che è stato firmato un contratto con una ditta americana che produrrà una riga braille di 20 caratteri, che costerà solo trecento dollari e sarà disponibile per la primavera del 2016.
Conclusione
Ho imparato il braille all'età di dieci anni, e da allora mi ha dato tante soddisfazioni. Con esso ho letto tantissimi libri in diverse lingue. Ho copiato tante pagine usando tavoletta e punteruolo, ma oggi cerco di approfittare al meglio dei vantaggi che offrono le nuove tecnologie. So che in alcune cose sono privilegiato, perché stampo velocemente a casa mia tutto il braille su carta di cui ho bisogno. Negli ultimi anni ho letto su carta più che mai, ma ho intenzione di abituarmi alla lettura mediante un piccolo taccuino elettronico con una riga braille incorporata. Nel 2014 ho letto trentottomilacinquecento pagine braille, stampate da me; mentre nel 2015 già oltre cinquemila!
Apprezzo molto il braille, ma so che alcuni riescono a cavarsela bene senza. Non sono un fanatico, ma penso che finora nient'altro sia ancora riuscito a sostituirlo.
Sono convinto che nel paragrafo finale della "lettera Aperta a Luigi Braille", che fu la mia relazione in un convegno sull'alfabetizzazione organizzato dall'Unione Mondiale dei Ciechi a Montevideo nel marzo 1996, io esprima con chiarezza il mio pensiero:
"Prometto solennemente di esserti fedele, anche se, tutto sommato, qualsiasi cosa nascerà in futuro, e non importa che forma avrà, se qualcuno un giorno dovesse trovare un sistema migliore di quello che tu donasti al mondo nel 1825, tu, io e tutti noi ne saremo felici.
NDR: Relazione di Pedro Zurita del 2015