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L'intervento di abilitazione tifloinformatica: Contesti, bisogni ed opportunità

Pubblicato il 05/10/2020 08:00 
 

L'abilitazione tifloinformatica si configura sempre più come intervento da costruire assieme al Disabile visivo per un migliore sviluppo dell'Autonomia quotidiana. -

  • Mio figlio ha bisogno di un Computer Speciale?
  • Perché la Sintesi Vocale non Legge correttamente l'espressione Matematica o la versione di greco?
  • Ho perso la Vista e, adesso, tutto quello che mi chiedono di fare al Lavoro è rispondere a un Telefono...

Queste, tra le più ricorrenti, le domande che solitamente ci vengono poste all'inizio di un Percorso di abilitazione tifloinformatica. Disciplina che, seppur nata agli inizi degli anni '80 con l'avvento dei primi ausili specifici per disabili visivi, ha acquisito, in particolar modo nell'ultimo decennio, un ruolo sempre più preminente all'interno dei processi educativi sottesi ai settori della Didattica, della sfera lavorativa e, più in generale, della vita quotidiana. Un'esigenza sempre più cogente, dunque, vissuta e palesata sia dai cosiddetti nativi digitali, che da tutte quelle persone che, seppur non più giovanissime, vedono nelle moderne tecnologie un utile mezzo per raggiungere ed ampliare nuovi orizzonti di Autonomia personale.

In quest'ottica, l'attività di tifloinformatica si prefigura come un'indispensabile risposta ai bisogni sempre più impellenti di prendere parte, in maniera competente e partecipata, alle dinamiche sempre più torrenziali e liqueformi della cosiddetta società dell'Informazione. Un Percorso, dunque, in cui l'Acquisizione di competenze non è data da una mera trasmissione di comandi da Tastiera, ma co-costruita con ogni singolo individuo, sia esso adulto o bambino, e che si snoda attraverso tappe fondamentali che cercheremo di delineare in maniera riassuntiva, ma certamente non esaustiva.

I prerequisiti all'apprendimento tifloinformatico

In età prescolare, l'intervento educativo di tifloinformatica si presuppone, come obiettivo principale, quello di preparare bambini con disabilità visiva alle future acquisizioni di competenze specifiche. L'attività, dunque, si inserisce all'interno di setting e contesti ludici, dove si possano sperimentare, divertendosi e senza frustrazioni legate alla performance, esperienze/gioco legate all'utilizzo dei sensi vicarianti (in particolare Tatto e Udito), si lavora sull'attenzione selettiva e sostenuta, sulle abilità spaziali e sulle capacità discriminative mentre, contestualmente, si scopre e ci si avvicina al primo «Computer Parlante» o alla prima Tastiera dal layout inusuale.

Da una parte, c'è un bambino che inizia a sperimentare varie sfumature di competenza ed efficacia, dall'altra una figura educativa che deve necessariamente delineare una proposta metodologica coerente e propedeutica alle future acquisizioni specifiche di letto-Scrittura. Il Lavoro ha successo se le parti in causa si incontrano sul fertile terreno della reciproca fiducia, mai pretesa aprioristicamente, bensì costruita nel tempo, grazie a setting prevedibili ma estremamente motivanti, nei quali è necessario saper cogliere le fasi di attenzione del bambino e coltivare sempre esperienze dal Carattere ludico.

Troppo spesso, le figure educative sono preoccupate esclusivamente dall'ottenimento dell'obbedienza, vincolando l'unicità del piccolo interlocutore a una serie di regole prestabilite. In questa fase del processo di abilitazione tifloinformatica, come poi anche nelle successive, il ruolo dello specialista non è questo, ma mira a sostenere il bambino nelle sue attività immaginative e costruttive, a guidarlo e sostenerlo nell'Acquisizione di competenze tecniche, mentre se ne studiano caratteristiche specifiche di funzionamento (problem solving, dinamiche relazionali, abilità prassiche, motorie e spaziali), e lo si porta, in Autonomia, a raggiungere la capacità di utilizzare (e Riconoscere) le proprie potenzialità.

Cosa ancor più fondamentale, bisogna favorire l'assunzione di un ruolo attivo, evitando di sostituirsi a lui o di anticiparne le azioni e i pensieri, ma spingendo il bambino a individuare ciò che più lo attrae dell'esperienza vissuta, a riportarla verbalmente, a formulare nuove richieste per le attività future.

L'alfabetizzazione tifloinformatica di base

In questa fase, il primo aspetto da valutare è il modo in cui le persone possono accedere alla Scrittura. A seconda della disabilità visiva, si può iniziare un Lavoro di Acquisizione della Tecnica di Scrittura a 10 dita, oppure utilizzare una Tastiera ingrandita (con o senza layout semplificato), un Tablet, sensori, interfacce a Scansione, una Tastiera con scudo o, in casi particolarmente indicati, utilizzare dispositivi di input peculiari che ricordano, fondamentalmente, la modalità di digitazione di una Dattilobraille classica. Scelto il dispositivo di input, inizia un Lavoro più metodico e focalizzato, incentrato sia su aspetti pratici che prettamente conoscitivi. Si comincia a interagire con il sistema operativo, si creano i primi file e le prime cartelle, si naviga e sperimenta la Scrittura nel primo Foglio Elettronico.

Si delinea, dunque, il processo abilitativo, dove vi è netta differenza tra un Lavoro dedicato alla sola impartizione di comandi informatici e un approccio metodologico integrato ed efficace, in cui vi sia la valutazione contingente dei processi attentivi della persona, della sua capacità di gestire ansie e frustrazioni, rispetto sia allo svolgimento di compiti nuovi che nell'affrontare problemi legati a malfunzionamenti tecnici. Soprattutto in queste fasi iniziali, estrema attenzione deve essere posta al Riconoscimento e alla gestione delle sequenze percettive e rappresentative, educando l'attività mentale cosciente della persona rispetto ai singoli obiettivi specifici contingenti. Gli aspetti prettamente tecnici, seppur in larga parte presenti, lasciano momentaneamente il passo a un Lavoro quasi esclusivamente incentrato sulla valutazione delle funzioni esecutive, ovvero dei processi cognitivi che consentono di esercitare forme di autocontrollo, di focalizzare l'attenzione su un particolare compito, di trattenere in memoria un'esperienza e infine di controllarne l'esecuzione (Oliverio A., 2015).

A livello metodologico, tutto questo si traduce in modalità richiestive calibrate sull'unicità della persona che si ha davanti, sulla proposta di argomenti e attività che, seppur mantenendo una progressione gerarchica di obiettivi e difficoltà, non siano veicolati da nessun programma o format educativo prestabilito.

L'alfabetizzazione tifloinformatica avanzata

Il Lavoro si fa più specifico e, mentre si continua a lavorare sull'Acquisizione di competenze sempre più elevate (posta Elettronica, navigazione Internet, programmi legati alla multimedialità...) inizia, contestualmente, un training specifico sull'utilizzo dell'Ausilio utilizzato, atto a generalizzare competenze anche al di fuori del solo contesto riabilitativo/abilitativo. Questa, in Sintesi, una panoramica dei maggiori ausili utilizzati nel settore e sui quali si fonda l'intervento tifloinformatico:

Screen Reader
Software che, se presente su Computer, Smartphone e Tablet, elabora il contenuto dello Schermo secondo complessi algoritmi informatici e invia informazioni all'utente attraverso la Sintesi Vocale e/o il Display braille.

Display braille
Dispositivo Hardware che riceve, dallo screen reader, informazioni da Visualizzare in Braille sulla propria riga di Lavoro, che può essere di 12 caratteri (nei display portatili) fino a un massimo di 80 caratteri nei display ad uso professionale.

Sintesi Vocale
Software che converte in audio, simulando più o meno fedelmente la Voce umana, le informazioni ricevute da uno screen reader o da Software text to speech.

Text To Speech
Software che ha il compito specifico di Leggere ad alta Voce, attraverso la Sintesi Vocale, il testo contenuto nella sua finestra di Lavoro. Alcuni programmi permettono di modificare anche la Dimensione, il font e i colori del testo, abbinando all'ascolto della Sintesi Vocale una Lettura «visiva» contestuale.

Software videoingrandenti
Programma che permette di Ingrandire i contenuti dello Schermo di PC, Tablet e Smartphone, di utilizzare contrasti e puntatori personalizzati e, in alcuni casi, anche il supporto di una Sintesi Vocale per le operazioni più complesse.

La tifloinformatica come supporto nei contesti didattici

In età scolare, l'utilizzo del Computer e dei dispositivi mobili come Tablet e Smartphone ha ormai assunto un ruolo estremamente importante. Tra i tanti vantaggi apportati dalla Tecnologia, troviamo la possibilità di gestire in Autonomia i propri libri di testo, fare ricerche su Internet, svolgere compiti e organizzare il proprio Ambiente di Lavoro in cartelle ben ordinate, dove riporre testi, esercizi, letture ed approfondimenti. Significa, inoltre, avere a disposizione (e nella stessa modalità dei propri compagni di classe) materiale da Leggere, elaborare e Studiare attraverso l'Ausilio dello screen reader, di un Software videoingrandente e, in tutti i casi dove sia possibile, di un Display braille. Per l'utilizzo competente di tali strumenti (siano essi Computer, Tablet o Smartphone) in Ambiente didattico, va prevista una fase di Acquisizione di competenze specifiche attraverso un Percorso che, idealmente, parte dai primissimi anni della Scuola elementare e accompagna gli alunni fino all'università.

Maggiore è la complessità di richieste, maggiori dovranno essere le competenze possedute. Tra le principali, ricordiamo a titolo esemplificativo:

  • Saper editare/modificare un Foglio
  • Saper fare una Ricerca su Internet
  • Saper gestire i libri in Formato Digitale, a seconda del Formato (DOC, PDF, Ebook)
  • Saper utilizzare le funzioni legate allo Studio delle lingue straniere
  • Saper utilizzare Software didattici legati a discipline specifiche come Matematica, latino, greco...
  • Saper utilizzare Software per la condivisione di materiali con i propri compagni e insegnanti
  • Saper utilizzare Software di Riconoscimento testi (OCR)

Quella che sembra una rappresentazione semantica di competenze tecniche ed informatiche, è in realtà un insieme di obiettivi frutto di un Lavoro organico e programmatico, che appunto inizia nei primi anni della Scuola elementare e diviene, via via che mutano e si intensificano le esigenze didattiche, sempre più specifico.

In questo Percorso, l'operatore tifloinformatico dà forma, accompagna e monitora le varie fasi che si susseguono e, laddove ce ne sia bisogno, interagisce con le figure educative di riferimento (assistente alla comunicazione, Insegnante di Sostegno, Insegnante curriculare), attraverso consulenze relative agli aspetti tecnici, strumentali e metodologici oppure, comunemente, all'accessibilità delle soluzioni adottate. Quando possibile, poi, è sempre auspicabile che tale Lavoro sia il frutto di soluzioni interdisciplinari condivise, laddove siano presenti altre figure educative e/o riabilitative, siano esse, a seconda delle singole esigenze, ortottisti, logopedisti, neuropsichiatri infantili, neuropsicomotricisti, terapisti occupazionali o specialisti tiflologici.

La tifloinformatica nella vita quotidiana

Questo discorso è rivolto fondamentalmente ai contesti altri dalla Didattica, e quindi a tutte quelle persone che possono, e vogliono, migliorare o ri-raggiungere determinate abilità legate alla vita quotidiana. Esempi pratici possono essere la possibilità di cercare informazioni su Internet, prenotare un viaggio, gestire la propria libreria Digitale o collezione musicale, pagare in anticipo un biglietto del treno, controllare il proprio conto bancario, ricaricare il proprio cellulare. Aspetti, dunque, estremamente legati alla quotidianità, e dove appare sempre più inarrestabile e proficuo l'utilizzo di applicazioni su Smartphone e Tablet.

Chi si occupa di tifloinformatica deve conoscere perfettamente i processi e le dinamiche che veicolano il moderno e irrefrenabile cambiamento tecnologico odierno. In primo luogo, perché queste soluzioni si evolvono in maniera estremamente rapida. In secondo, poiché esse sono, per loro stessa Natura, strumenti di comunicazione accelerata legati indissolubilmente a principi di mercato e/o grandi numeri.

Non esiste infatti altro ambito che, dai primi anni 2000 a oggi, abbia goduto di una crescita esponenziale tanto evidente e tangibile quanto quella che ha interessato la sfera della Tecnologia. In questo continuo fluttuare di informazioni e dispositivi, se contestualizziamo il tutto al nostro ambito di interesse specifico, ci appare sempre più preminente la necessità, da parte di chi si occupa di tifloinformatica, di rapportarsi a soluzioni (tecniche e metodologiche) in continuo divenire, a dispositivi e sistemi operativi differenti, ad applicazioni per ogni ambito di intervento e, conseguentemente, a tecnologie assistive che gradualmente stanno mescolandosi, grazie a politiche efficaci ed illuminate di design for all e accessibilità strutturale, agli strumenti adoperati da tutti. I quali, però, ormai si caratterizzano per un'obsolescenza Digitale sempre più accelerata e fuori controllo.

La tifloinformatica come supporto nell'inserimento lavorativo

A seconda dei casi, possiamo avere persone che hanno necessità di migliorare le proprie competenze informatiche e tecnologiche, magari rispetto a compiti lavorativi specifici (inserimento e gestione banche dati, miglior utilizzo di Software professionali) oppure, situazioni più complesse, dove il lavoratore divenuto Disabile della Vista rischia il ri-mansionamento (o peggio il licenziamento) poiché ritenuto ormai incapace di ogni attività lavorativa.

La tifloinformatica, dunque, si propone di riaccompagnare tali persone nella riacquisizione di determinate competenze possedute, e laddove possibile, di consentir loro di tornare a svolgere le stesse mansioni, magari con una metodologia diversa, ma con eguali risultati.

Conclusioni

Questo, dunque, il complesso campo d'azione in cui si muove l'intervento abilitativo di tifloinformatica; un quadro eterogeneo ma certamente non esaustivo, dove non sono stati trattati o approfonditi, ad esempio, aspetti di fondamentale importanza come l'intensa attività interdisciplinare legata all'abilitazione e alla riabilitazione di disabilità sempre più complesse e specifiche, o sulla necessità, da parte dell'operatore tifloinformatico, di un aggiornamento costante su ausili, dispositivi e strumenti oltre che di ricorrenti fasi di sperimentazione metodologica. Un Lavoro complesso e affascinante, dunque, che ha la prerogativa di adattarsi a persone diverse (dall'età evolutiva all'età adulta) a disabilità diverse (cecità, ipovisione, sordocecità, disabilità visiva e minorazioni aggiuntive) e a un contesto, sia esso ludico, didattico o lavorativo, in costante e frenetico divenire.

Bibliografia

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  • Gargiulo M.L., Gabelli M. (2015). Insegnare ad usare le tecnologie a ragazzi con deficit visivo e disturbi dello spettro Autistico. In Tiflologia per l'integrazione, 25(3), pp. 157-167.
  • Gargiulo, M.L. (2005). Il bambino con deficit visivo. Milano: Franco Angeli.
  • Oliverio, A. (2015). Neuropedagogia: cervello, esperienza, apprendimento. Firenze: Giunti.
  • Presley, I., & D'Andrea, F.M. (2008). Assistive technology for students who are blind or visually impaired. New York: AFB Press.
  • Romagnoli, A. (1990). Pagine vissute di un educatore cieco. Firenze: Unione Italiana Ciechi Editrice.
  • Romagnoli, A. (2000). Ragazzi ciechi. Roma: Armando Editore.
  • Willkomm, T. (2013). Assistive Technology Solutions in Minutes II: Ordinary Items, Extraordinary Solutions. Durham: IOD Institute on Disability.
  • Versiglia, M. (2017). Imparare giocando. Milano: Rizzoli.