L'Educazione della mano influenza la conoscenza della persona priva di vista
Giustino de Matteis Aggiornato il 26/10/2020 08:00La persona che non vede, per conseguire una conoscenza del mondo reale sempre più ampia, verosimile, anzi corrispondente esattamente al vero, deve educarsi a cogliere, a gestire e ad elaborare tutte le informazioni tattili, acustiche e anemestetiche provenienti dall'esterno sulle varie parti del suo corpo. Tra gli organi sensoriali, però, il Tatto e l'Udito, in ciò svolgono una funzione prevalente, più significativa e direi quasi dominante rispetto agli altri sensi. È attraverso la stretta collaborazione di questi due canali sensoriali, infatti, che la persona minorata della Vista riesce a convogliare – e successivamente a elaborare – la maggior parte delle sensazioni provenienti dal mondo circostante. È corretto affermare che, inizialmente, sono proprio le informazioni di Natura Tattile ed uditiva quelle che incidono maggiormente sulla conoscenza del mondo fisico.
Ciò premesso, però – e a tal proposito mi rivolgo, in particolar modo, ai genitori di bimbi privi della Vista ed ai gentilissimi colleghi docenti – è opportuno non dimenticare mai che la persona che non vede, per conseguire una conoscenza del mondo sempre più ampia e corrispondente al reale, non può né deve ritenersi mai appagata soltanto dalle sensazioni che gli provengono dall'“utilizzo soltanto delle mani”. Per conseguire una conoscenza globale e realistica, infatti, di giorno in giorno egli dovrà abituarsi ed educarsi a cogliere e gestire anche tutte le altre informazioni provenienti dalle altre parti del suo corpo e dagli altri organi di senso. È innegabile, però, che le sensazioni tattili, quelle provenienti dalle mani, siano le più chiare e le più intelligibili, considerato che con le mani si discriminano non soltanto le texture e il gran numero delle qualità attribuibili alla Materia, ma anche tutte le diverse parti che costituiscono quell'oggetto specifico e che, alla fine, lo differenziano da qualsiasi altro ad esso somigliante.
È un errore abbastanza diffuso credere che l'organo della percezione Tattile risieda unicamente nelle mani; tale privilegio o primato, invece, spetta alle labbra; si spiega in tal modo il perché tutti i bambini portano normalmente gli oggetti alla Bocca.
Il “toccare” di una a persona minorata della Vista, però, ha modalità ben differenti, rispetto a chi vede. È per questa ragione che ancora una volta faccio appello all'Intelligenza dei Docenti, raccomandando loro di essere molto benevoli nel favorire, anziché ostacolare, il toccare dell'alunno che non vede; consentendogli di toccare tutto quel che è attorno a lui e nell'Ambiente circostante. Per chi non vede, infatti, il “toccare” ha la funzione del “vedere”, dell'“osservare”, dello “scrutare”; in ultima analisi: del “conoscere”. Ma non affermerei mai, però, poiché mi sembra assolutamente fuorviante, ingannevole e poco serio affermare che il cieco veda mediante le mani.
Senza alcun fraintendimento, quindi, considerato che la conoscenza del mondo tridimensionale nella persona che non vede avviene fondamentalmente mediante la tattilità manuale, è doveroso che esso sia opportunamente educato ed affinato, affinché possa intervenire, a secondo le circostanze, ora in maniera lenta e leggera, soffermandosi magari su alcuni particolari; mentre in altre circostanze, sarà richiesto che la mano si muova con consecutiva rapidità. Ora, probabilmente, è più comprensibile se affermo che: l'educare al saper toccare” correttamente non può essere lasciato all'improvvisazione e ancor meno all'estro di persone sprovvedute. Se si vuol abituare l'alunno privo della Vista a conseguire una effettiva conoscenza del mondo reale mediante il Tatto manuale – e in maniera ancor più specifica delle dita – sarà necessario concedere qualche attenzione in più all'argomento, soprattutto se esso è particolarmente rivolto all'aspetto didattico-esperienziale.
Considerato che quanto detto fin qui rappresenta l'insieme di alcune mie considerazioni propedeutiche al processo della conoscenza, mi sembra utile sottolineare, in particolare, alcuni aspetti ancor più importanti.
Sarà opportuno che il bambino, nell'approcciarsi a conoscere l'oggetto, utilizzi ambedue le mani e non una soltanto, esattamente contrario a quanto si vede spesso fare; così come sarà altrettanto conveniente che esse, nell'atto di posarsi sull'oggetto e perché possano avvertire sia le parti sporgenti sia quelle rientranti, siano leggermente concave, duttili e flessibili e non totalmente aperte, appiattite e rigide.
Comprendo bene che “l'Educazione del toccare” è un traguardo lungo e faticoso da conseguire, poiché, come qualcuno afferma, esso non è affatto concomitante o connesso allo stato di cecità; tuttavia è una condizione sine qua non per aspirare ad una appropriata conoscenza, rigorosamente corrispondente al reale del mondo sensibile.
Una buona prassi educativa nel “toccare”, quindi, facilita molto il conseguimento di tale traguardo. È sconveniente e inammissibile notare, appunto, che all'interno della Scuola – proprio lì ove si dovrebbero porre le basi per una corretta manualità – qualcuno prenda una mano dell'alunno, la sollevi dal piano di Lavoro e la porti con disinvoltura lontano dall'altra e dalla sua posizione iniziale. Invito cortesemente tutti voi, gentilissimi colleghi, ad immaginare per un solo istante quale errore si attuerebbe se ciò avvenisse nell'atto di Leggere una carta geografica in Rilievo. L'Occhio ha sì il privilegio di vedere (di cogliere) il contenuto del tragitto effettuato dalla mano durante la sua “trasvolata”; al Tatto, purtroppo, non è riconosciuta simile facoltà, soprattutto quando l'esperienza del bambino è ancora limitata. Sarà opportuno che gli educatori, in particolare, abbiano sempre presente le caratteristiche del processo conoscitivo Tattile, per non rischiare che le parti o le zone non esaminate dalla mano restino escluse dalla conoscenza globale dell'oggetto. In tale circostanza, infatti, la persona priva della Vista, non avendo registrato tutti gli elementi necessari, si costruirà mentalmente una conoscenza parziale e difforme dalla realtà.
In seguito, però – quando l'orizzonte conoscitivo del bambino si sarà opportunamente ampliato con l'esperienza – anche tali limitazioni saranno superate. Facendo appello alla “facoltà integratrice dell'intelletto”, infatti, anche chi non vede sarà posto nelle condizioni di “aggiungere ”immaginativamente” le parti mancanti di un oggetto o di una estensione spaziale non esaminata dal Tatto in tutte le sue parti in quello specifico momento.
È doveroso tener sempre presente che il processo conoscitivo mediante l'azione del toccare procede in senso opposto a quello della Vista. Nel primo caso sono le singole parti esaminate che compongono “l'insieme” o “il globale”; nel caso della Vista, invece, l'Occhio – con il cosiddetto colpo d'Occhio – coglie immediatamente il globale, il tutto, l'insieme e soltanto dopo si analizzano i particolari. A differenza del Tatto, infatti, la Vista – nell'analizzare una specifica situazione – assume una funzione dittatoriale e predominante rispetto agli altri organi sensoriali, poiché essa coglie immediatamente la forma globale dell'oggetto o l'insieme di un panorama.
Per non muoversi in un campo minato e compiere, per paura, ulteriori errori, ritengo opportuno chiarire il secondo aspetto della conoscenza Tattile. Dopo la registrazione delle sensazioni tattili, tutti gli elementi raccolti sino a quel momento, sono immediatamente assemblate e sintetizzate, realizzando una rappresentazione mentale unitaria dell'oggetto osservato.
È facilmente comprensibile, pertanto, che l'atto del toccare, per cogliere la maggior quantità possibile di elementi dell'oggetto, necessita di una serie in successione di movimenti volontari delle mani. Soltanto in questa fase l'intelletto interverrà per integrare le parti non esaminate, realizzando l'Immagine completa nel suo insieme.