Le allerte meteo e la digitalizzazione della natura
Giuseppe Di Grande Aggiornato il 25/10/2021 08:00Tanti anni fa non c'erano le allerte meteo. Non c'era l'allerta gialla, arancione e rossa, ma si adottavano altre denominazioni della stessa tripartizione pluviale. Quando ero bambino e pioveva ero io a tormentare mia madre affinché non mi mandasse a Scuola. Oggi invece è il Comune ad emanare l'allerta meteo e chiudere le scuole, che si traduce in una facilitazione per il bambino, sollevato dal compito di inventare una scusa che riesca a convincere l'adulto. Giusto per far capire quanto le velleità dei bambini di un tempo siano rimaste negli adulti di adesso.
Ecco la tripartizione delle allerte di una volta, almeno quelle del mio paese.
Stizzìa (equivalente all'allerta gialla). Significa pioviggina. Quella condizione meteorologica in cui i bambini cercano di uscire fuori casa per bagnarsi la testa di goccioline, mentre le madri li trascinano a forza dentro, con qualche sculaccione... almeno una volta. Oggi la sculacciata è stata sostituita dalla "ramanzina" e dal divieto di usare per mezz'ora la Play, che sarebbe la Playstation. Come cambiano i tempi!
Ciovi o chiovi (equivale all'allerta arancione). Significa piove. Piove, che altro si può dire quando piove? Fenomeno atmosferico in cui gocce di acqua si muovono dal cielo verso la terra. È quanto sta succedendo in questo esatto momento, mentre gli amici mi informano che qui dovrebbe esserci un tornado... boh, sì, forse un tornadino. In genere i bambini si piazzano davanti alla finestra chiusa, la aprono e rimugginano come poter uscire di casa senza farsi vedere. Se piove quando si è a Scuola, i bambini più fortunati sono quelli seduti vicino alla finestra. Questi, anziché seguire le fissazioni dell'adulto dietro alla cattedra, che sarebbe un tavolo più grande rispetto al tavolino degli alunni, si perdono a guardare l'acqua che scende dal cielo, rimuginando come trovare un'altra scusa per tornare in bagno al fine di piazzarsi davanti al portone di entrata dell'edificio scolastico.
Ciovi fotti o chiovi fotti (equivale all'allerta rossa). Significa diluvia. Un'amica mi fa notare che si può dire "sdilluvìa". Può darsi, forse nella sua zona, che dista ben 25 km dalla mia. Per il mio paese quello è un neologismo. L'acqua ha aumentato di intensità, rende grigie le abitazioni e le strade, trasforma il pavimento stradale in un pantano. Nei casi più estremi si trasforma in cina, che non sarebbe una piccola riproduzione del grande Stato orientale, ma una "piena" di acqua che tende a muoversi da una zona più alta a una più bassa, trascinando con sé, ove possibile, secchi della spazzatura, biciclette e, nei casi più gravi, automobili dove il freno a mano non è stato tirato. I bambini stanno sempre alla finestra, rimuginando sul fatto perché mai la madre non gli abbia voluto comprare gli stivali di gomma sopra al ginocchio, per poter papariare in quel bellissimo fiume di acqua, semmai dovesse smettere di piovere... a meno che non riescano a indossare il giubbotto a vento e a prendere di soppiatto l'ombrello, per poter sgattaiolare fuori e testare l'ombrello sotto a un balcone che gocciola. In questo caso a Scuola non ci si va, per scelta della madre o del sindaco - ruoli che a volte combaciano -, con grande gioia del bambino che neanche deve inventare una storia per ottenere quel risultato.
Certo, una volta c'era sempre qualcuno a casa, per poter badare al bambino, che comunque si sentiva grande per badare a se stesso. Oggi se il bambino resta a casa per i genitori è un problema. In gergo si definisce sbolognare, anche se il dizionario mi prenderebbe a cazzotti se mi leggesse, e non ho idea perché si dica così. Se non si riesce a sbolognare il bambino da qualche parte, allora sì che diventa un problema. Chissà perché oggi una famiglia non riesca a vivere con lui e lei che lavorano, figuriamoci se uno di loro dovesse rimanere a casa. Forse perché la complessità delle "necessità", vere o presunte, è cambiata. Per me si dovrebbe tornare alla semplicità di un tempo, come per esempio allargare nuovamente i nuclei famigliari, altro che digitalizzazione della realtà, come se Digitalizzare tutto fosse una semplificazione. Come se velocizzare la vita delle persone portasse loro un beneficio in serenità e felicità. anzi, più andiamo avanti e più mi pare che le cose si complichino, sebbene ci raccontino che la Tecnica e la Scienza abbiano risolto tanti problemi. Chissà per chi, mi chiedo. Eppure la semplicità di un tempo era di gran lunga preferibile alle allerte meteo di oggi, visto che, come per i lockdown del Coronavirus, servono a coprire o giustificare i disastri tecnici che nel frattempo gli Uomini hanno saputo creare, come per esempio la cementificazione selvaggia dei bellissimi ambienti rurali di una volta, dove era la Natura ad autodeterminarsi.
Ora scriverò qualche termine in lingua francese, però di facile comprensione. Alcuni cretini vorrebbero far passare il concetto che siccome i cambiamenti micro e macro all'ambiente è l'uomo a farli, dato che l'uomo è un essere naturale, allora i cambiamenti sono naturali. Col cazzo, i cambiamenti all'ecosistema naturale del Pianeta, micro e macro, sono i crimini più efferati che l'uomo possa compiere. È un sillogismo tanto stupido quanto un'allerta meteo atta a giustificare i crimini dell'essere Umano verso la Natura.