Mary Shelley - Frankenstein - (8) Capitolo Primo - 2/2 (Audiolibro)
Giuseppe Di Grande Aggiornato il 09/05/2021 10:00Nessuno può aver avuto una gioventù più felice della mia. I miei genitori erano indulgenti, i miei compagni simpaticissimi. Non eravamo forzati allo studio, ma, in un modo o nell'altro, avevamo sempre dinanzi agli occhi qualche meta che ci spingeva ad applicarci con ardore. Ed era questo metodo a indurci alla diligenza, non il desiderio di emulazione.
Elisabetta veniva spinta a dedicarsi al disegno non dal timore di essere superata dai suoi compagni, ma dal desiderio di rendere lieta la zia riproducendo di sua mano qualche soggetto da lei favorito. Imparammo il latino e l'inglese per poter leggere ciò che era stato scritto in queste lingue, e tanto poco lo studio ci veniva reso odioso dalle punizioni, che amavamo applicarci e che per noi era divertimento quello che per gli altri ragazzi era fatica. Forse non leggevamo tanti libri e non imparavamo le lingue con la stessa rapidità di coloro che venivano educati secondo i metodi ordinari; ma quello che imparavamo si imprimeva più profondamente nella nostra memoria.