Quando si parla di inclusione o inserimento si dovrebbe tenere conto della realtà che ci circonda. Può la Scuola italiana, così come è concepita, rendere possibile un reale inserimento delle persone con disabilità?

Occorre domandarsi se la Scuola è oggi capace di istruire e soprattutto educare i soggetti normodotati e prospettare un futuro per il Disabile inserito in quel contesto.

Anni di inserimento dei disabili nella Scuola pubblica, hanno forse dimostrato una reale inclusione o una reale Formazione scolastica e una proficua Educazione culturale?

La Pandemia in corso ha forse creato le condizioni per una possibile comunicazione ed una possibilità di dialogo tra studenti e docenti, indipendentemente dall'Insegnante di Sostegno?

Il terrore che sta modificando i nostri rapporti sociali ed i nostri contatti personali, al contrario di quanto ci viene detto dalle autorità politiche, ha creato forse solidarietà e collaborazione?

Il parcheggio di un Disabile in una classe dominata dalla paura e dal pregiudizio può garantire un inserimento reale o è solo forma ed illusione?

Negli ultimi anni, il Disabile si è creata una identità culturale, anche attraverso le proprie associazioni, che rendono sempre più difficile una apertura Sociale ed un dialogo tra varie identità - miraggio o speranza di un mondo a Dimensione Uomo -, ma che di fatto crea individualismo che fa crescere la distanza tra le categorie sociali, come noi disabili, noi normodotati, noi cittadini, noi membri di un qualsiasi accorpamento Umano. Troppi noi ed un solo scopo, ovvero il nuovo dio mercato e la sua sposa: la Tecnica.

Ora possiamo valutare il vero risultato di un inserimento scolastico e ancora meglio il risultato di una socializzazione reale ed un inserimento culturale, fatto di nuovi valori e finalità. Pensiamoci bene e poi traiamo le nostre conclusioni.