Centenario della nascita dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
Giustino de Matteis Aggiornato il 26/10/2020 12:30Sino alla fine della prima Guerra mondiale, né la medicina, né i legislatori avevano mai avvertito la necessità di determinare o definire, sotto il profilo puramente "normativo", la “qualità” e la “quantità” del visus di una persona. Tale esigenza, però, venne immediatamente e profondamente percepita allorquando, i numerosi soldati superstiti del grande evento bellico, “la prima Guerra mondiale”, fecero ritorno alle proprie case con gli occhi totalmente spenti o semi-accecati dalle granate nemiche.
Consapevoli del loro grande sacrificio per la difesa della Nazione, avviarono nei confronti dello Stato Italiano un legittimo contenzioso con il quale chiedevano un doveroso e congruo indennizzo in cambio della loro disabilità. Affinché le rivendicazioni avessero maggiore incisività, il 26 ottobre del 1920 – esattamente cento anni or sono – un gran numero di ciechi di Guerra, assieme ad una nutrita schiera di ciechi civili, si riunì a Genova in un congresso nazionale, per elaborare una organica e comune piattaforma di richieste da avanzare al “Ministero della Guerra”.
Nel Documento conclusivo si chiedeva non soltanto un congruo indennizzo per la menomazione riportata, ma anche il Riconoscimento di alcuni Diritti inalienabili, che, strano a dirsi, ritroveremo nella stesura della “Costituzione Italiana”.
Tra i tanti, mi sembra opportuno menzionare:
- il Riconoscimento del Diritto all'Educazione e all'Istruzione;
- l'Assistenza materiale e Sociale per tutte le persone prive della Vista;
- il Diritto al Lavoro per tutti i ciechi al raggiungimento della maggiore età.
I partecipanti alla riunione di Genova, per dare un piano d'azione comune alle loro rivendicazioni, si organizzarono in una grande Associazione che assumeva l'impegno di sostenere a livello ministeriale le richieste reclamate in sede congressuale. A tale Associazione fu dato il nome di “Unione Italiana Ciechi” che, in breve tempo, divenne la più grande organizzazione per tutte le persone prive della Vista.
Tra i personaggi di maggiore spicco al congresso, è doveroso ricordare Aurelio Nicolodi che, dell'Associazione, divenne il primo Presidente, Augusto Romagnoli, il più grande tiflologo Italiano ed europeo, il prof. Ernesto Soleri, autore, tra l'altro di: “Tre luci nella notte”, Eugenio Malossi ed Anna Antonacci, fondatrice e direttrice dell'Istituto per ciechi di Lecce.
È opportuno sottolineare che la costituzione di una simile organizzazione sorta in Italia – considerate le sue sacrosante finalità – trovò immediatamente grande eco anche negli altri Paesi europei.